
Alcide Sagarra (foto sopra) ha 88 anni. Da qualche parte la sua data di nascita è riportata come 1936, la correzione pubblica è stata fatta dallo stesso Maestro alla televisione cubana, durante la trasmissione Historias de Vida.
Raramente la vita di uno sport è legata in modo così forte al nome di un solo uomo. È stato l’allenatore della nazionale di pugilato dal 1964 al 2001, con i suoi ragazzi ha vinto 32 ori olimpici e 63 titoli mondiali. Roba che ci vivrebbe di rendita una nazione nel suo intero cammino ai Giochi.
Teofilo Stevenson, Felix Savon, Roberto Balado,
Ariel Hernandez, Maikro Romero, Armando Martinez,
Angel Herrera, Rolando Garbey, Adolfo Horta
Metto in fila come fosse una poesia i nove nomi che lui stesso ha indicato come gli allievi preferiti. L’ho già fatto in altre occasioni per altri maestri, mi piace. Ci sento dentro la musica dei colpi al sacco, il ritmo scandito dall’esercizio alla corda, il rumore del vento quando centri la pera.
El Maestro ha cominciato accanto al sovietico Andrej Chervonenko, poi è andato avanti da solo. Ha vinto tutto quello che si poteva vincere e Cuba è uscita dal guscio in cui si era chiusa quando, nel 1962 il governo di Fidel Castro aveva chiuso per la seconda volta le porte al professionismo. L’isola ha conquistato il mondo della boxe amatoriale, se lo è preso concedendo poco agli altri.
È andata così sino a quando, venti anni fa, Alcide Sagarra si è ritirato.
Il suo posto è stato preso da Sarbelio Fuentes. Bene ad Atene 2004 (5 ori, otto medaglie). Un disastro a Pechino 2008 quando, per la prima volta da Monaco 1972, la squadra cubana è tornata a casa senza una medaglia d’oro. Un risultato che ha spinto la Federazione al cambio di tecnico.
Dal 2009 Rolando Acebal è alla guida del gruppo.
Centomila atleti di vari sport su 11,3 milioni di abitanti. Ventimila pugili. Cominciano dalle elementari, a 12 anni già si allenano per il futuro. La maggior parte dei centri di preparazione è nella parte orientale dell’isola: Guantanamo, Santiago, Las Tunas.
Da qualche tempo si è sviluppata una notevole attività anche a ovest, soprattutto a Pinar del Rio, una cittadina di 143.000 abitanti, che ha al suo interno cinquecento pugili.
Ogni località ha il suo campo tecnico, una volta l’anno Camaguey, al centro dell’isola, ospita un torneo nazionale: i migliori vengono chiamati nella squadra e si preparano a conquistare mondiali e ori olimpici.
L’isola ama la boxe. Si dice che l’80% dei cubani abbia praticato il pugilato. Recentemente questo sport ha dovuto battersi contro la crescente popolarità del calcio, la televisione ha portato nelle case il campionato spagnolo. Barcellona e Real Madrid ora sono nei pensieri di molti bambini. Ma la boxe è ancora largamente davanti a qualsiasi altro sogno.
A Tokyo 2020, Cuba si è presentata con sette atleti. L’impossibilità di disputare le qualificazioni del continente americano, il torneo di Buenos Aires è stato annullato per la pandemia, ha impedito di fare il pieno. È rimasto a casa il peso medio. C’è stato più di un cambio di categoria in squadra. Arlen Lopez da medio è passato nei mediomassimi, categoria in cui militava Julio La Cruz che, proprio stamattina, ha vinto l’oro nei massimi. Ha chiuso i Giochi con quattro ori e un bronzo. Il miglior risultato delle ultime quattro Olimpiadi, compresa quella in corso.
Andy Cruz è il miglior talento espresso dalla squadra. Ha classe, consistenza, velocità. Un campione quasi perfetto.Oro per Julio La Cruz nei pesi massimi. In finale ha ballato per tre riprese, ha comandato la sfida contro il russo Gadzhimagomedov, ha onorato il suo soprannome. Lo chiamano L’Ombra. E tale si è confermato. Rapido nel movimento di gambe e nell’esecuzione dei colpi, ha tormentato il rivale con una tattica difensiva che avrebbe soddisfatto Sagarra il cui mantra era: colpisci senza farti colpire. Una regola scontata, si potrebbe pensare. Ma è la semplice conferma di un comandamento che nella boxe andrebbe sempre rispettato, primo non prenderle. Non è mettendo in piedi risse come se non ci fosse un domani che si diventa campioni e si resta tali. Julio La Cruz è uno specialista nel genere prova a colpirmi se ci riesci. Un bersaglio in continuo movimento, un pugile che gioca sul tempo e sulla rapidità di centrare di incontro sui colpi, mandati a vuoto, degli avversari.
Gli altri ori sono arrivati da Roniel Iglesias nei welter e Arlen Lopez nei mediomassimi.
Cinque medaglie su sette pugili, non è andata male.