
Matteo Signani sabato sosterrà una difesa volontaria, ancora una volta in trasferta. Affronterà Anderson Prestot (24-2-0, 13 ko). Un 31enne esperto che si è anche battuto per il mondiale dei superwelter WBA. Il 20 luglio 2019 è stato sconfitto, a Marsiglia, per kot 5 da Michel Soro. Mi sembra corretto ricordare che Prestot era stato chiamato a sostituire lo sfidante designato a pochi giorni dall’evento. L’incontro si svolgerà a Massy, in Francia, la città dello sfidante. Il Giaguaro (31-5-3, 11 ko) è alla terza difesa della cintura conquistata l’11 ottobre 2019 contro Gevorg Khatchikian.
Una frase, detta subito dopo la conquista del titolo, mi ha colpito più dei pugni dati e presi in quel match.
“In questa vittoria c’è tutta una vita, sogni, dolori, sofferenze, fatica e volontà”.
In quel momento ho capito che il romagnolo meritava rispetto, aveva lottato per conquistare quello che adesso era suo. Ho parlato spesso con Matteo, è sempre stata un’esperienza piacevole. Per questo ho pensato, alla vigilia dell’ennesima avventura, di raccontare il suo mondo. Così come lui, nel tempo, l’ha raccontato a me.

La preparazione
“Mi sono allenato tre mesi per questo match, come sempre. Sparring giusti, tanto lavoro, grandi sacrifici. Nessun problema di peso.Ho rispetto del mio corpo. Non solo per una settimana, un mese o per il periodo di una preparazione. Ma per tutta la tua vita. Sacrifici, sacrifici, sacrifici. Solo io e chi mi sta vicino sappiamo quanto debba soffrire per sentirmi soddisfatto. Spero che questa voglia, queste capacità resistano a lungo. Ma voi sapete quanti dolore deve sopportare un pugile per sostenere un match? Mi piacerebbe portarvi in palestra a vedere sudore e lacrime quotidiane, farvi venire con me in cucina e guardarmi mentre rispetto una dieta ferrea che dura da una vita. Per fortuna ho accanto le persone giuste. In palestra proviamo spesso il colpo che pensiamo possa essere quello che ci farà vincere il match. Prima della difesa con Maxime Beaussire, ad esempio, abbiamo provato mille volte il gancio sinistro. Ho lavorato come un pazzo, sudato e sofferto. Ma che soddisfazione! Stavolta abbiamo pensato che dovevamo centrare l’allenamento sullo sparring, avrò fatto un centinaio di riprese. Tanto lavoro. L’età c’è, i sacrifici sono gli stessi di sempre. La risposta è stata positiva. Sono competitivo, sono il campione. Ho 42 anni, ma non mi sono mai sentito così bene. Dal punto di vista fisico e psicologico. È dura, certo. Come accade prima di ogni match importante, sento salire la tensione. Con il tempo sono riuscito a sfruttare questa emozione, a incanalarla per trarne vantaggio. Quando salgo sul ring ho paura vera. Deve essere così, perché la paura ti fa fare cose che normalmente non faresti. Aumenta l’attenzione, la concentrazione, ti rende prudente. Sento la tensione, ho paura, sono armi che sfrutto a mio favore, ne prendo solo i lati positivi. All’inizio non era così, ci sono voluti anni per arrivare a questo”.

L’avversario
“Ho visto dei filmati di Prestot, anche se mi fido poco delle immagini. Se lo facessi, correrei il rischio di trovarmi davanti un’altra persona, di farmi sorprendere. È bravo, ma io sono più forte. Credo che dovrò essere io a fare il combattimento. Dovrò attaccarlo, lui aspetta e non viene avanti. Meglio così, ma una difesa europea è sempre qualcosa di difficile. Vedremo di non far nascere problemi, magari una soluzione prima del limite risolverebbe la cosa. Sarà una difesa molto impegnativa. Ripeto, è uno che va pressato, attaccato. È quello che farò, ma abbiamo preparato anche due piani di riserva. Siamo pronti a tutto. Il fatto di combattere in trasferta non mi preoccupa. Ormai non è più un problema. E poi in Francia ho tanti amici, tiferanno per me anche se affronterò un francese. Match tosto, vinco io”.

Il futuro
“Dopo questo match farò il punto della situazione, esaminerò il mio rendimento in combattimento e deciderò cosa fare. Spero proprio di poter continuare a sognare. Dario, se mi chiedessi cosa vedo nel mio futuro, l’unica risposta certa che potrei darti è: vedo una bella piadina. Ogni cosa ha un inizio e una fine. Non so quanto durerà ancora questa avventura, lasciatemela godere finché sono in cima”.

Il privato
“Faccio una vita da monaco, anzi i monaci mi fanno un baffo. Torno a casa, mangio qualcosa, me ne sto con le mie belve. Poi vado a dormire, il giorno dopo sono più fresco del giorno prima. Vivo in campagna, tra gli animali. È quello che ho sempre sognato. Quando stacco dal lavoro o dagli allenamenti, torno lì e ritrovo la pace dei sensi. Sono un solitario, come tutti quelli che fanno la boxe. Quando un pugile comincia, deve sapere quale sarà la vita a cui andrà incontro, deve accettarla. A me piace, rifarei tutto quello che ho fatto. Non cambierei nulla. Sto bene, non mi manca niente. Posso dire di essere una persona fortunata. Ho visto realizzarsi i miei sogni di bambino. Ho un lavoro che amo. Faccio uno sport che amo ancora di più. Sono arrivato dove speravo. Sono un tipo tranquillo. Ho pochi amici veri, più altri amici. Ho una famiglia d’oro. Quando vedo che litigano tra fratelli, tra genitori, non riesco a capire come possa essere possibile. Il babbo e la mamma ci hanno dato i giusti punti di riferimento, i valori importanti. Se non avessi fatto il pugile, mi sarebbe piaciuto fare il contadino. Amo la campagna, ma i contadini veri sono i nuovi ricchi di oggi: ci sono delle apparecchiature che costano un patrimonio. Più che il contadino, mi sarebbe piaciuto fare l’allevatore. Mucche, pecore, cavalli, capre, vitelli. Mi piacciono gli animali, ma questo l’avevo già detto. Siamo tornati al punto di partenza”.

Gli animali
“Vengo da una famiglia di montagna. Gli animali mi sono sempre piaciuti. A loro non importa se sei ricco, povero, famoso o sconosciuto, campione d’Europa o novizio. Gli animali sono fantastici. Le persone? Sono diverse. Se dovessi scegliere tra un cane e una persona ci dovrei pensare due volte (ride). Credo che il rispetto e l’amore per gli animali in genere, aiuterebbe l’umanità. I bambini andrebbero educati in questo senso”.

Il lavoro
“Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza la Guardia Costiera. È la mia forza, mi permette di fare quello che amo di più nella vita. Il pugilato. Io li ripago con le vittorie, il titolo europeo dei pesi medi e la dedizione sul lavoro. È un rapporto che va alla grande”.

La boxe
“L’emozione che provo in palestra, sul ring diventa la mia forza, il mio carburante. Sentire la gente che mi dice che sono riuscito a commuoverli, a farli piangere di gioia, mi regala entusiasmo. Quando ho vinto in Francia, mi hanno chiamato subito la mamma e il papà. Lui è un signore all’antica, stavolta si è commosso. E questo mi ha reso la persona più felice del mondo. Ogni volta che entro in palestra mi sento come un bambino in una sala giochi, felice e soddisfatto. È lo sport più bello del mondo. A volte però ho paura. Perché? Ci penso spesso, ma dirlo mi crea un attimo di panico. Fatico a non piangere. Sì c’è una cosa che mi fa davvero paura nel pugilato. Il momento in cui dovrò smettere. Dura un attimo, poi ripenso all’europeo che ho conquistato e difeso, un secondo dopo passa tutto. L’ho inseguito a lungo. A un certo punto mi sono anche chiesto se sarebbe mai arrivato. Mi dicevo: ma dove vai? Sono anni che ti alleni e quella cintura è ancora lontana. Chi te lo fa fare? Pensavo di smettere… Ma sotto la cenere c’è sempre il fuoco, basta un soffio di vento e torna a splendere. È successo così anche a me. Un europeo, un altro, un altro ancora. Ora sono pronto per il quarto”.

L’europeo
“Quando arriva il match sale la tensione. Poi tutto passa. Quei timori, quelle paure che all’inizio ci sono sempre, quei dubbi: va o non va? Finiti. L’europeo mi ha dato la consapevolezza che ancora posso dire qualcosa di importante. Su di me nessuno avrebbe scommesso, molti ancora non scommetterebbero. Piano piano, a testa bassa ho fatto quello che dovevo fare. L’europeo mi ha confermato che il match si vince in palestra, ha aumentato la determinazione. Adesso ho l’osso in bocca e devono fare meraviglie se vogliono togliermelo”.
Da oggi Matteo Signani e il suo team saranno in Francia, a Massy. Sabato l’europeo. Il Giaguaro merita rispetto, è un uomo che si impegna senza mai tirarsi indietro. Sangue, sudore e gloria è il suo motto. Impegnativo, ma finora lo ha sempre rispettato.