
Il 19 marzo a Massy, in Francia difesa volontaria dell’europeo medi di Matteo Signani (31-5-3, 11 ko) contro Anderson Prestot (24-2-0, 13 ko). Ho fatto una chiacchierata con il campione.
Matteo, come va la preparazione?
Bene, sono due mesi che ho cominciato. Sparring giusti, tanto lavoro, grandi sacrifici.
Il peso?
Sono a 73,800 (poco più di un chilo sopra il limite, ndr), credo di poter dire che va bene.
Hai visto qualche video del tuo avversario?
Sì, anche se mi fido poco delle immagini. Corri il rischio di trovarti davanti un’altra persona, di farti sorprendere.
Un giudizio su di lui?
È bravo, ma io sono più forte.
Che tipo di match sarà?
Difficile dirlo, ma credo che dovrò essere io a fare il combattimento. Dovrò attaccarlo, lui aspetta e non viene avanti.
È meglio o peggio?
Meglio, ma una difesa europea è sempre qualcosa di difficile.
Vai a combattere in casa sua, problemi?
Vedremo di non farli nascere.
Magari con una soluzione prima del limite, come l’ultima volta che sei stato in Francia.
Lo spero, anche se sarà comunque un incontro molto impegnativo.
Se dovessi dare una definizione delle tue attuali condizioni, quali parole useresti?
Il mio corpo mi regala ottimi sensazioni, mi sembra di vivere un momento davvero bello. Mi sembra di stare bene come non mi sono mai sentito. Non so quanto durerà, ma per ora va alla grande.
E quale è il segreto per raggiungere questo stato psico-fisico?
Rispetto del tuo corpo. Non solo per una settimana, un mese o per il periodo di una preparazione. Ma per tutta la tua vita. E poi sacrifici, sacrifici, sacrifici. Solo io e chi mi sta vicino sappiamo quanto si debba sofffrire per sentirmi soddisfatto. Spero che questa voglia, queste capacità resistano a lungo.
(una volta, in un’altra intervista, Matteo Signani mi aveva raccontato così momenti come questo: Ma voi sapete quanti sacrifici deve fare un pugile per sostenere un match? Mi piacerebbe portarvi in palestra a vedere sudore e lacrime quotidiane, farvi venire con me in cucina e guardarmi mentre rispetto una dieta ferrea che dura da una vita. E non è che per tutto questo, i compensi siano milionari.
Io gli avevo poi chiesto…
E allora cosa spinge un pugile ad andare avanti?
L’emozione che proviamo in palestra, sul ring. La gioia di sentire la gente che ti dice che sei riuscito a commuoverli, a farli piangere di gioia. Mi hanno chiamato subito la mamma e il papà. Lui è un signore all’antica, stavolta si è commosso. E questo mi ha reso la persona più felice del mondo).
Chi sono le persone che ti stanno vicino in questo percorso?
La mia famiglia, la mia compagna. Gian Maria Morelli che è maestro e psicologo. Il cutman Daniele Scarpellini, il preparatore atletico Nicola Zignani. La famiglia Cherchi, soprattutto Christian.
La tua compagna si sacrifica con te durante la preparazione?
Eleonora mi è di grande aiuto. È la persona che mi dà la carica quando mi sento giù. Mi capisce e mi sostiene.
Hai tre cani, un gatto, due galline, tre storni, una capretta tibetana, due tartarughine d’acqua, ventidue bengalini. Non posso non farti una domanda sul tuo zoo casalingo. Si è ingrandito?
A marzo arriveranno due oche, una bianca e una nera. Le chiamerò Alba e Rafaella, come le mie sorelle.
Saranno contente di vedere che hai dato i loro nomi a due oche?
Spero di sì.
Ho un momento di buio, sarà l’età. Quando e come è nato il tuo soprannome?
Avevo 18 anni, ero appena entrato nella Guardia Costiera. C’era un collega che era un vero e proprio mattatore. Nuotava più forte di tutti, correva più forte di tutti, aveva più forza di tutti. Indovina come lo chiamavano?
Il Giaguaro.
Bravo. L’ho battuto nel nuoto, nella corsa e nella prova di forza. Gli ho portato via tutti i primati. E poi gli ho tolto anche il soprannome. Da quel momento Il Giaguaro sono diventato io, Matteo Signani.
Hai nominato la Guardia Costiera, non ti dimentichi mai di farlo.
Non potrei. Sono la mia forza, mi permettono di fare quello che amo di più nella vita. Il pugilato. Io li ripago con le vittorie, il titolo europeo dei pesi medi e la dedizione sul lavoro.
Nell’ultimo match a Roma, quello vinto contro Diaz, a bordo ring c’era un tifoso speciale.
Sì, l’Ammiraglio Ispettore Capo Nicola Carlone. È stata una piacevolissima sorpresa. Non sapevo che sarebbe venuto. Mi ha fatto un immenso piacere.
Il 19 marzo un’altra trasferta. Sarà un problema?
No. Ormai non più. E poi in Francia ho tanti amici, tiferanno per me anche se affronterò un francese.
Pronostico?
Match difficile, vinco io.