
Il presidente del CIO, Thomas Bach, continua a resistere. Assediato da eventi negativi, difende il fortino e giura che non si arrenderà mai. La macchina olimpica continua a perdere pezzi, ma la parola annullamento non viene neppure presa in considerazione. Troppi soldi in ballo, troppi interessi. Lo sport mondiale subirebbe un contraccolpo da cui sarebbe difficile riprendersi.
E allora CIO e Comitato Organizzatore cercano di assorbire i colpi, sono ottimi incassatori ma il coefficiente di rischio cresce ogni giorno di più.
Riuniti i vertiti (Bach, il presidente del Comitato Olimpico Hashamito, il governatore Koike, il ministro dello sprt Marukawo) hanno deciso che i Giochi di Tokyo 2020 si svolgeranno a porte chiuse.
Ma non è tutto.
il primo ministro Yoshihide Suga ha prolungato lo stato di emergenza per Tokyo e (quasi sicuramente) per tutte le prefetture coinvolte nell’Olimpiade. Scatterà lunedì 12 luglio e si protrarrà almeno fino al 22 agosto.
Sono di diciannove giorni che i contagi stanno descrivendo un trend in aumento.
Non è alto il numero dei positivi, appena sotto i mille, ma la crescita del 26.9% rispetto alla scorsa settimana crea preoccupazioni.
L’operazione di vaccinazione di massa non ha dato i risultati sperati. Al momento solo il 15.2% dei giapponesi ha completato la vaccinazione, mentre solo il 26.5% si è fatta iniettare la prima dose.
La popolazione di Tokyo è di 14 milioni di abitanti, con una densità di 6.168 per kmq (indico Roma come termine di paragone, la densità della capitale italiana è di 808). Undicimila persone al Villaggio, più sessantamila operatori concentrati in spazi ristretti sono un evidente pericolo di per la diffusione del Covid-19.
Tutti i componenti della famiglia olimpica hanno subito notevoli restrizioni, sia per quantità che per possibilità di movimenti. In alcuni casi, parlo ad esempio dei giornalisti, la possibilità di lavorare sull’Olimpiade è diventata quasi impossibile.
Il via è previsto per il 23 di questo mese, mancano poco più di due settimane. E la barca è ancora in alto mare. Ma nessuno ha intenzione di farla tornare in porto.