Mauro Betti, romano, è entrato nella Federazione Pugilistica Italiana nel 1981. È nel Board del World Boxing Council dal 1994. Dal 14 dicembre del 2014 è vice presidente del WBC.
Mauro Betti, come è quando è entrato a fare parte del Wbc?
“Nel 1982 è cominciata la mia avventura, grazie all’avvocato Antonio Sciarra. Ero un giovane che faceva judo nella sala Beniamino Gigli a Roma, a due passi dal Colosseo. Sotto la scalinata c’era l’Audace, palestra di grande tradizione. È stato così che ho conosciuto molti pugili e ho continuato a coltivare la mia passione per il pugilato, uno sport che avevo scoperto dai racconti di mio padre e di mio zio che l’avevano praticato. Al Congresso di Venezia, quell’anno ho incontrato per la prima volta don Josè Sulaiman. Sono stati loro, Sciarra e Sulaiman, i miei maestri. Li ricorderò sempre con affetto e riconoscenza”.
Quale è la priorità del World Boxing Council in questo momento?
“Lavorare per farci trovare pronti al momento in cui la boxe tornerà lo spettacolo sportivo che era prima. Con pubblico, ufficiali di gara e pugili in assoluta sicurezza”. Giovedì 28 maggio c’è stata un’importante riunione del WBC, è stato varato un protocollo per questa fase?
“È stato confermato quello stilato il 26 aprile”.
(eventi senza pubblico; procedure di sicurezza sanitaria; test sierologici e tamponi; misurazione della temperatura; sanificazione prima e dopo il match dei partecipanti e del luogo; limitazione delle persone in sala; distanza sociale di almeno 1,5 metri e obbligo di mascherina per tutti, pugili esclusi; e altro ancora).
Tutti gli organizzatori americani sono disponibili a sottoporsi a queste limitazioni?
“Top Rank e Golden Boy sicuramente sì, Lou Di Bella vorrebbe maggiore spazio di manovra”.
In alcuni casi si è parlato di utilizzare i giudici lontani dal ring, come sarebbero gestite queste figure, relegate in una sala attigua a dove si svolge il match?
“Non è detto che debba avvenire ovunque e sempre così. Ma nel caso si dovesse procedere in questo modo, i giudici sarebbero sistemati in uno studio vicino alla sala dell’incontro. Vedrebbero il match su grandi schermi, senza audio, e sarebbero in continuo contatto con il supervisore”.
Cosa ha colpito di più il WBC durante la pandemia?
“Il nostro Ente vive delle entrate dei match con i titoli in palio. Niente mondiali, niente introiti. Non siamo come alcune associazioni che possono godere di contributi statali. Anche se i tempi stanno per diventare difficili per tutti. Il rinvio dell’Olimpiade al 2021 e i dubbi sulla reale effettuazione in quella data, hanno creato incertezze. Il CIO è stato abbastanza chiaro: i soldi saranno dati ai Comitati Nazionali solo a Giochi conclusi. Niente Giochi, niente soldi”.
L’assegnazione di due date a Las Vegas per la Top Rank di Bob Arum è un segnale estremamente positivo per la ripresa.
“Certo. Arum allestirà due riunioni, il 9 e l’11 giugno, e ne ha già altre quattro in calendario proprio per quel mese. Tutte con i giudici a bordo ring. Ci sarà anche un evento a Berlino il 12 giugno. Entrambe le manifestazioni saranno senza pubblico, ma vanno comunque interpretate come un segnale di ripresa”.
Quando si tornerà a combattere per un mondiale WBC?
“Non credo prima di settembre. Sempre che non ci siano ricadute a livello mondiale”.
In Italia ce la faremo a farci trovare pronti per quella data?
“Lo spero. Il problema è vissuto più o meno con la stessa intensità ovunque. Questa pandemia ci obbligherà a rivedere i concetti di allenamento e di gara. Ci si dovrà abituare alla preparazione individuale, al rispetto dei protocolli, senza fughe in avanti”.
Negli Stati Uniti combatteranno esclusivamente pugili locali.
“Non mi sembra limitativo. In Italia potrebbe essere la spinta decisiva per spingere i migliori a confrontarsi tra loro. Ora è un obbligo, spero che in futuro diventi una scelta”.
La lunga pausa ha allontanato le televisioni dalla boxe?
“No. Le televisioni vogliono tornare a trasmettere in diretta gli eventi pugilistici. Arum ha un accordo con la ESPN che manderà in onda tutte e sei le riunioni di giugno. In Messico due emittenti, Atzeca e Televisa, si sono dette addirittura disponibili ad allestire nei loro studi l’evento, mettendo a disposizione anche un eventuale studio per la giuria”.
Quale sarà il primo mondiale WBC che vedremo realizzato?
“Credo Josè Carlos Ramirez vs Viktor Postol, nel prossimo settembre”.
Dillian Whyte sta procedendo legalmente per fare rispettare i suoi diritti.
“Mauricio Sulaiman, il 21 maggio scorso, ha mandato una lettera ufficiale a Tyson Fury. Gli ha ricordato che, lo scorso 22 febbraio, ha sostenuto un match etichettato come campionato del mondo tra il detentore e lo sfidante ufficiale. Adesso Fury ha l’obbligo di difendere il titolo entro dodici mesi da quella data, contro il campione ad interim”.
Quindi Tyson Fury vs Dillian Whyte si dovrà realizzare entro il 22 febbraio 2021?
“Esatto”.
Il presidente Mauricio Sulaiman ha dichiarato che il WBC è disponibile a inserire Mike Tyson nelle sue graduatorie. Non mi sembra una scelta giusta.
“Mauricio ha detto che se Tyson farà sul serio, se si preparerà al massimo, se supererà ogni esame sanitario previsto in questi casi, se la condizione fisica sarà all’altezza, non ci sarà preclusione nei suoi confronti. Idoneità fisica e sanitaria, poi si vedrà”.
La Convention del WBC era prevista per fine agosto a San Pietroburgo. Cosa accadrà?
“Siamo davanti a quattro possibilità. Se la pandemia continuerà nella curva di decrescita, sarà confermata data e sede. Altrimenti dovremo trovare un’altra città disposta ad ospitarci per fine anno. Terza opzione: Bangkok il 21 febbraio 2021. Ultima possibilità una convention in teleconferenza, ma mi sembra una strada difficilmente percorribile”.
Quali sono le condizioni affinché il pugilato torni a una regolare programmazione?
“Prima di tutto che il Covid-19 non torni aggressivo. E per aiutare il raggiungimento di questo obiettivo bisognerà che tutti rispettino i protocolli di gestione in ogni fase e in ogni circostanza. Nella boxe, nello sport, nella vita”.