C’era una volta Keith Thurman il picchiatore. L’avevano soprannominato One Time. Se aveste chiesto il perché a quelli del suo clan, la risposta sarebbe stata sempre la stessa e sarebbe arrivata subito dopo una lunga risata.
“Basta che Keith li tocchi una volta e per i suoi avversari la storia è finita, sono già al tappeto.”
Aveva vinto tutti e 23 gli incontri disputati, 21 dei quali per ko. I primi otto nel round d’apertura.
Era il 13 dicembre del 2014.
Quella notte all’MGM Grand di Las Vegas batteva Leonard Bundu ai punti in 12 round. E cominciava un periodo fatto di gioie, sofferenze, soddisfazioni e incertezze. Altre cinque vittorie, solo una però prima del limite.
C’erano i successi su Danny Garcia e Shawn Porter, ma c’erano anche due operazioni: al gomito sinistro e alla mano destra.
Fermo dal 4 marzo 2017 al 26 gennaio scorso, quando ha battuto Joselito Lopez con decisione a maggioranza. Una prova non esaltante, anche se il pari che ha sporcato il risultato è stato frutto di un’interpretazione decisamente sballata della realtà delle cose.
E adesso eccomi qui, a chiedermi cosa porterà sul ring domani notte Keith Thurman contro Manny Pacquiao.
Bookmaker e colleghi lo indicano come sfavorito, nonostante il filippino abbia già celebrato da un pezzo il suo quarantesimo compleanno.
La boxe, come la vita, lascia incontaminati i bei ricordi e cancella quelli che non avremmo voluto vivere.
Se chiedessi in giro, tra gli appassionati non tra gli esperti, quale sia la considerazione del Pacquiao degli ultimi anni, sono certo che mi sentirei rispondere: un tipo tosto, molto potente, di personalità. Due su tre corrisponderebbero alla realtà, molto potente però non sarebbe una giusta definizione. Negli ultimi quindici match, dal 2010 a oggi, ha chiuso prima del limite due soli incontri: contro Marquez e Matthysse.
Capisco di stare scivolando in un clima da c’era una volta, quando invece la sfida di Las Vegas ha tutti i requisiti per essere uno spettacolare match di oggi. E allora freno.
La categoria dei welter è ricca di talenti. Ha Terence Crawford, Errol Spence jr, Shawn Porter, Danny Garcia, Yurdenis Ugas. E ha i due signori di cui sto parlando.
Se il pugilato fosse uno sport come gli altri, direi che il vincitore dovrebbe spuntarla ai punti e di stretta misura al termine delle dodici riprese. Ma la boxe è solo come la boxe (cit. Joyce Carol Oates), si tira fuori da qualsiasi logica.
Buster Douglas ha sconfitto Mike Tyson, Andy Ruiz jr ha messo ko Anthony Joshua, perché mai dovrei pensare di potere leggere con assoluta certezza e in anticipo quello che accadrà domani notte?
Manny Pacquiao è un tipo che ha attraversato tante categorie, partendo dai paglia per arrivare sino ai superwelter. Boxa da professionista dal 1995, ventiquattro anni di pugni dati e presi. Ha disputato 470 round, 70 combattimenti. È logoro? L’ultimo combattimento contro Adrien Broner farebbe pensare esattamente il contrario, ma il pugile scopre solo sul ring che il suo tempo è passato.
Anche se proprio Manny la leggenda ha smentito questa teoria. In molti erano convinti che tutto fosse già finito la notte dell’8 dicembre 2012 dopo il terribile knock out subito dal filippino contro Juan Manuel Marquez. E invece, quasi sette anni dopo, eccolo ancora qui tra i migliori del mondo.
C’è troppo da scoprire in questa sfida per spingermi verso un pronostico senza dubbi. Vado controcorrente. Credo, ma lo dico sottovoce, che alla fine l’età e le battaglie vissute faranno la differenza. E, di stretta misura, la spunterà Keith Thurman.
Come sempre, pronto a scusarmi in caso di errore nella previsione. Ma, come dice il grande Rino Tommasi, sbaglia solo chi i pronostici li fa…
I PRONOSTICI
(raccolti sul web)
Thomas Hearns: Pacquiao ai punti
Deontay Wilder: Thurman split decision 12
Roy Jones jr: Pacquiao ai punti
Errol Spence jr: Thurman ai punti
Sugar Ray Leonard: Thurman ai punti
Gerry Cooney: Pacquiao ai punti
Shane Mosley: Pacquiao ai punti
Shawn Porter: Pacquiao ai punti
Andy Ruiz jr: Pacquiao ai punti
Mickey Garcia: Pacquiao ai punti
Roberto Duran: Pacquiao ai punti