Graciano il 29 dicembre avrebbe compiuto 55 anni.
Veniva spesso in Italia, aveva una compagna nata nel nostro Paese. Con lei aveva avuto due figli. Erano in pochi a conoscere la loro storia. Faceva il pendolare sulla rotta Berlino/Catania. È stato così anche stavolta, l’ultima della sua vita.
Un incidente mortale se lo è portato via, ucciso da un’auto mentre camminava lungo la Statale 121 in zona Belpasso, Catania. Travolto dalla macchina, avrebbe sfondato il parabrezza e sarebbe morto sul colpo. Non si conoscono i motivi per cui camminasse ai margini di una strada così pericolosa e in un’ora del giorno in cui la visibilità è drasticamente ridotta.
Graciano Rocchigiani aveva l’Italia nel cuore, un amore che gli aveva regalato il papà che era nato in Sardegna.
La mamma era berlinese. E lì, in Germania, lui era venuto alla luce. Duisburg l’aveva frequentata nei primi anni dell’adolescenza, poi si era trasferito a Berlino.
La boxe è di casa in famiglia. Anche il fratello Ralf, più grande di dieci mesi, l’ha praticata ad alto livello, sino ad agguantare il mondiale Wbo dei massimi leggeri.
Graciano si era battuto tra i supermedi. E aveva messo in banca la cintura Ibf della categoria. Poi era salito di peso per andarsi a prendere quella del Wbc dei mediomassimi.
E qui mi fermo un attimo.
Rocchigiani, il più giovane, il World Boxing Council l’aveva fatto davvero tremare.
Per una di quelle strane storie del pugilato che una persona normale non riesce a capire, il Consiglio dell’ente made in Messico si era fatto del male da solo.
Roy Jones jr aveva abbandonato il titolo per andare a sfidare James Buster Douglas nei pesi massimi. Michael Nunn e Graciano Rocchigiani detto Rocky si erano affrontati per il titolo vacante, il tedesco aveva vinto per split decision. Il Wbc lo aveva riconosciuto come campione. Roy Jones jr ci aveva ripensato ed era tornato sui suoi passi. Il Wbc gli aveva restituito il titolo in recesso dicendo che le diciture campionato del mondo e campione del mondo in riferimento a Rocky erano solo errori tipografici. Rocchigiani portava in tribunale il Wbc, la Corte di New York aveva condannato l’Ente a pagare trentuno milioni di dollari e aveva ridato la corona a Graciano. Il Wbc aveva dichiarato la bancarotta, poi era riuscito a trovare un accordo e la bufera si era placata.
Si ignorano ancora oggi quali siano stati i termini di quell’accordo, di certo soldi in tasca Graciano Rocky Rocchigiani ne aveva messi tanti. Comunque, non abbastanza.
Lui in bancarotta ci è andato davvero a causa del fallimento della società organizzatrice che aveva fondato e per colpa di altre operazioni finanziarie decisamente sbagliate.
Ma non è stato l’unico guaio in cui si è cacciato una volta sceso dal ring.
Schiavo dell’alcool, come ha confessato in un’intervista alla Bild, si era fatto ricoverare in un centro di disintossicazione. Era stato condannato per violenza.
I suoi legami d’affetto si erano lentamente diradati. Aveva divorziato da Christine, la donna che aveva sposato nel 1995 e da cui aveva avuto una figlia: Andrea.
È stata proprio Andrea ad apprendere la tragica notizia. Un poliziotto le ha telefonato per comunicarle che il papà era morto in un incidente stradale avvenuto in Italia.
Se ne è andato così Graciano Rocky Rocchigiani, una tragedia ha chiuso la sua vita difficile.
Sul ring sapeva come difendersi, fuori molto meno.
Da pugile vinceva spesso, perdeva poco e solo nel finale di carriera (tutte e sei le sconfitte e un pari negli ultimi dodici match dopo trentadue successi consecutivi). Campione del mondo in due categorie, mancino, ha battuto Manfred Jassman, Mustapha Hamsho, Chris Reid, Thulani Malinga, Michael Nunn.
Aveva lasciato il pugilato nel 2003, a quarant’anni.
Se ne è andato per sempre, vittima di una morte violenta sul ciglio della strada, alle pendici dell’Etna.