Vasyl Lomachenko ha sconfitto Jorge Linares per kot dopo 2:08 della decima ripresa. Un colpo al fegato ha chiuso la battaglia. I cartellini al momento della sospensione: 85-85, 84-86, 86-84. L’ucraino ha subito un atterramento nel sesto round.
Tornerà sul ring il 25 agosto per il titolo di super campione del leggeri Wba.
Dopo i titoli dei piuma e superpiuma, ha conquistato anche quello dei leggeri.
Al secondo match da professionista ha disputato un titolo mondiale (unica sconfitta in carriera contro Orlando Salido per split decision).
Al terzo match ha conquistato il mondiale.
Su dodici incontri, undici sono stati con il titolo in palio.
Ha vinto undici volte, nove prima del limite.
Ha sconfitto Jorge Linares (44-3), Guillermo Rigondeaux (17-0), Nicholas Walters (26-0-1), Gary Russell Jr (24-0). Suriya Tatakhun (51-1).
Da dilettante ha chiuso con un record di 396-1 (l’unica sconfitta in finale dei Mondiali 2009 contro Albert Selimov: 16-11).
Campione olimpico e miglior pugile dei Giochi a Pechino 2008.
Campione olimpico a Londra 2012.
Campione del mondo 2009 e 2011.
Ha esordito da junior come peso minimosca.
È un fenomeno assoluto.
E questa è la sua storia.
Vasyl Lomachenko è nato il 17 febbraio del 1988 a Bilhorod-Dnistovsk’yj, un’antica città fortezza nell’Ucraina sud-occidentale a poco meno di cinquanta chilometri dal confine con la Moldavia. Cinquantamila abitanti, ha dato i natali a Elena Cernei: mezzosoprano, musicologo, regista, docente di canto e ricercatrice scientifica sulla voce parlata e cantata insignita, del titolo di Membro Attivo della New York Academy of Sciences.
Lui dice di essere nato con i guantoni sui pugni (la foto sotto sembrerebbe confermare questa affermazione).
“L’inizio della mia carriera ha avuto inizio nel ventre di mamma, una campionessa di ginnastica acrobatica. Dopo l’ospedale sono stato portato a casa, dove papà per prima cosa mi ha messo su i guantoni. E’ successo nel luglio del 1988. Poi la mia vita si è spostata all’interno una palestra di boxe. E la cosa più curiosa è che non mi ricordo l’inizio delle lezioni di pugilato, perché mi sembra di essere stato sempre coinvolto con questo sport.” scriveva così sul suo sito http://lomachenko.com.
Aveva cinque anni quando papà Anatoly l’ha portato per la prima volta in palestra. Indossava una canottiera bianca, pantaloncini neri e dei piccoli guantoni rossi. Si batteva con la stessa grinta e determinazione di oggi.
E’ stato amore a prima vista. Da ragazzetto gli piaceva imitare Sugar Ray Leonard. Bolo punch, ottimo gioco di gambe. Danzava e picchiava. I suoi idoli erano Muhammad Ali e Roy Jones.
Il papà (a sinistra nella foto sotto assieme a Vasyl) gli è sempre stato vicino: il legame tra i due è così forte che il ragazzo si è fatto tatuare sul fianco sinistro il volto del genitore sotto la scritta Victory. Allenatore, mentore, padre. E’ a lui che Vasyl aveva chiesto consiglio dopo l’oro ai Mondiali di Milano nel 2009.
“Papà, vorrei diventare professionista. Che ne dici?”
“Potrai farlo solo quando il tuo fisico smetterà di crescere.”
“Papà, è meglio l’oro olimpico o il titolo mondiale dei professionisti?”
“Non ho dubbi figliolo. Il trionfo olimpico. Quello dura per sempre.”
Ma non tutto dura in eterno, neppure un grande ideale.
Vasyl ha una boxe spettacolare che mischia potenza e talento. Un fenomeno del ring. In 397 match da dilettante, l’unica sconfitta nota è quella rimediata nella finale dei Mondiali di Chicago 2007 contro Albert Selimov (16-12 il punteggio). Un verdetto sonoramente fischiato dal pubblico.
Che fosse un match nato male, lo rivela un curioso episodio. Lomachenko era solito regalare agli avversari una bandierina ucraina che il papà aveva comprato davanti al Monastero di Kievo Pechersk a Kiev, dove sono custoditi i corpi dei monaci mummificati. L’unico ad avere rifiutato l’omaggio era stato proprio Selimov, che Vasyl avrebbe poi dominato (14-7) nella rivincita, al primo turno dei Giochi di Pechino.
Il record ufficiale riporta 396 vittorie e una sconfitta, ma è lo stesso Lomachenko ad ammettere (sempre sul suo sito) che almeno un pari c’è stato… anche se aveva solo sei anni!
“Ricordo il primo incontro, l’ho disputato nel torneo “Speranze”. Ho combattuto contro un ragazzo di due anni più grande e più pesante di circa cinque chili! Ho vinto quella battaglia, ma i giudici hanno decretato un pareggio. Volevano evitare che il ragazzo rimanesse sconvolto. Così hanno poi spiegato a me ed a papà… Era tutto organizzato!”
Lomachenko ha forza, ma anche mascella resistente. Quello di ieri notte sul ring del Madison Square Garden è stato il secondo atterramento nell’intera carriera. Il primo è accaduto nel 2007, evidentemente un anno maledetto, a Odessa. Giù nella ripresa iniziale, ma recupero immediato e vittoria per ko come è accaduto anche stavolta.
Ama l’hockey ghiaccio, sognava di diventare un giocatore famoso proprio in questo sport. Adora le macchine. Gli piace guidare auto sportive.
Dice di avere un segreto nella sua dieta: lo strutto. Fatico a credergli, ma forse solo perché sono ignorante in materia di alimentazione.
Mancino, fa male con entrambe le mani. Da dilettante è stato re tra i pesi piuma, dopo i Mondiali di Milano 2009 è passato tra i leggeri.
Ha fatto il grande salto dopo l’Olimpiade di Londra 2012. E’ passato professionista con la Top Rank di Bob Arum. Niente ingaggio multimilionario, ma un programma spericolato e molto ben pagato.
Ha esordito il 12 ottobre 2013 a Las Vegas contro un uomo in classifica mondiale (7 della Wbo) e sulla distanza delle dieci riprese. Ha chiuso con un ko alla quarta, dopo aver dominato per tutti i round Josè Ramirez.
Poi ha tentato il colpo grosso, ma è stato sconfitto dal campione Orlando Salido.
Da quel momento in poi è stata un’ininterrotta cavalcata trionfale.