Storie di maggio, i ko di Rocky e quella teoria provocatoria…

Maggio è un mese importante nella carriera di Rocky Marciano. Il 15 maggio del ’53 difende il titolo contro Jersey Joe Walcott, a cui ha tolto la corona nel settembre del ’52. Il 16 maggio del ’55 difende il mondiale contro Don Cockell. Quattro mesi dopo disputerà l’ultimo match in carriera. Batterà Archie Moore e chiuderà a 49-0.

Il campione è Jersey Joe Walcott (a sinistra nella foto). Anche il suo è un nome d’arte. Si chiama Arnold Raymond Cream, i genitori vengono dalle Barbados. Da lì sono scappati in cerca di fortuna. Dieci fratelli e la fame come compagna d’infanzia.

Profondamente religioso, padre di sei splendidi bambini, Walcott si è fidato troppo degli uomini. I procuratori lo hanno privato di parte consistente dei guadagni. Per sette volte ha lasciato la boxe, preferendo lavorare come operaio edile, camionista o spazzino. Poi Felice Bochicchio, l’ultimo manager, l’ha convinto a tornare in palestra.

Philadelphia, Municipal Stadium, 23 settembre 1952.
Il popolare radiocronista Don Dunphy parla a venti milioni di americani.

«Le gambe senza età di Walcott lo tengono lontano dai guai. Ma Walcott adesso è alle corde. È colpito da un destro alla mascella. È senza difesa alle corde e ha preso un destro alla mascella. È a terra. Potrebbe essere ko, non credo riuscirà ad alzarsi. Un diretto destro terribile alla mascella e Walcott è fuori combattimento. Abbiamo un nuovo campione del mondo. È Rocky Marciano, ancora imbattuto, da Brockton, Massachusets».

 

Non è stato facile. Jersey Joe sul ring è come una pantera, danza morbido e fa scattare il sinistro una-due-cento volte. È con un sinistro che manda al tappeto Rocky nel primo round. Una brutta ferita, ci vorranno quattordici punti per suturarla, si apre sull’arcata sopracciliare sinistra dell’italo-americano. C’è aria di disfatta. Le cariche da toro infuriato non portano risultati contro la classe del nemico.

Danza Walcott. E colpisce.
Ma i pugni di Rocky possono buttare giù i palazzi. Le mani sono come quelle enormi palle di ferro che distruggono anche i grattacieli. Perché mai un uomo dovrebbe restare in piedi?

Va giù Jersey Joe Walcott, va giù al tredicesimo round quando è chiaramente in testa nei cartellini dei giudici. Ma va giù, knockout.

C’è festa attorno al nuovo campione.

 

Nella rivincita imposta dal contratto, il 15 maggio del ’53, Walcott dura meno di un round. E Rocky spiega al mondo il suo credo pugilistico: “Perchè danzare per dieci riprese, se puoi mettere il tuo avversario ko alla prima?”
Poi Marciano supera Roland La Starza e due volte Ezzard Charles.
Nella seconda sfida il naso di Rocky si spacca a metà, servono 46 punti di sutura per riparare il danno.
Infine, il 16 maggio del ’55, arriva l’inglese Don Cockell e la promessa fatta alla moglie Barbara.
«Un altro match, poi chiudo».
Manterrà la promessa. La vita non sarà altrettanto onesta con lui.

La vita è come la boxe in molti particolari inquietanti. Ma la boxe è soltanto come la boxe. (Joyce Carol Oates)

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