Benatia e il Far West del calcio

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“Quando si hanno troppi soldi non se ne hanno mai abbastanza”

(Michel Simon, Il porto delle nebbie)

 

IL CALCIO è il Far West degli anni Duemila, un mondo senza regole dove la follia regna sovrana e il rispetto delle leggi che regolano qualsiasi rapporto di lavoro scivola nell’utopia.

Ho letto con attenzione tutto quello che è stato scritto in questi giorni sul “caso Benatia”, a cominciare dalle sue dichiarazioni.

“Barcellona, Bayern, Manchester City sono il sogno di ogni giocatore. E io ho l’età giusta in cui arrivano grandi proposte da club importanti, a 27 anni bisogna riflettere.

A quel punto è calata a valle una valanga di insulti da parte di molti tifosi.

Mercenario, traditore.”

La difesa ha assunto toni più pragmatici.

E’ un professionista e come tale valuta le offerte.”

Professionista?

In qualsiasi altro lavoro del mondo non la penserebbero così. Addirittura i giornalisti, vil razza dannata, rispettano i contratti.

Io faccio l’editorialista. Firmo un contratto da collaboratore con un editore per tre anni. Dopo cinque mesi di buoni articoli, chiedo un aumento. Sapete cosa mi risponderebbe l’editore? Credo sia inutile spiegarvelo.

“Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti.” (Paolo Conte)

Il centrale africano ha siglato, senza che nessuno lo costringesse a farlo, un quinquennale con la A.S. Roma appena dieci mesi fa. E’ legato alla società fino al 2018. Ma vuole andarsene per due motivi che lui stesso ha precisato:

1. La Roma è un club di seconda fascia

2. Gli emolumenti che percepisce sono bassi

E sì, perché di questo ha discusso sinora il suo agente.
Mehdi Benatia ha firmato con la Roma il 13 luglio dello scorso anno. La società l’ha comprato per 17 milioni di euro (13,5 in contati, più i 2,5 di Verre e 1 di Nico Lopez). Le due parti hanno concordato un ingaggio annuale di 1,3 milioni di euro.
In passato il marocchino aveva giocato con le giovanili del Marsiglia e poi con Tour, Lorient, Clermont e Udinese. Buone prestazioni, ma non mi sembra che fosse stato indicato come l’equivalente di Thiago Silva o David Luiz, e neppure (tanto per fare un salto nel passato) come l’erede di Alessandro Nesta.

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Dice: ma è un difensore che va in gol, nella Roma ne ha realizzati cinque.
La stagione che ha appena concluso è anomala se confrontata con il passato. SIa per rendimento che per capacità realizzativa: 10 gol nei precedenti sette anni di carriera, cinque con la maglia giallorossa. Non è che c’entri qualcosa Rudi Garcia? Non è che c’entri qualcosa l’intera squadra?
Ma non è sul valore del giocatore che voglio discutere. E’ bravo, è forte, è di alto livello. Non ho dubbi. Ma se proprio vuole essere un professionista faccia come gli altri professiniosti del mondo del lavoro. Rispetti il contratto.
Dopo dieci mesi a ottimo livello, la Roma ha deciso di concedergli un aumento portando lo stipendio annuale a due milioni di euro (settecentomila in più rispetto all’accordo iniziale).
L’agente ha ritenuto la proposta quasi “offensiva”, considerando le offerte da 4 milioni a salire che ha in mano.
Io credo che offensivo sia sputare su settecentomila euro di bonus, con una rivalutazione degli emolumenti pari a circa il 50% sulla cifra iniziale. E questo lo dico senza fare demagogia, so benissimo che ogni lavoro si misura su paramentri di retribuzione diversa. Ma anche nel calcio, se si parte dal fatto che nulla sarebbe dovuto, 700.000 euro in più restano una bella somma.
Non so come finirà questa storia, del resto molto comune all’interno del sistema pallonaro (non è un caso che i bilanci delle società siano quasi tutti in rosso fisso), ma credo che un minimo di rispetto nei confronti di un Paese in drammatica crisi economica non ci starebbe male.
Con due milioni di euro l’anno, premi esclusi, si può arrivare a fine mese. Magari con qualche sacrificio. L’agente del marocchino, potrebbe cominciare a vedere la situazione in un quadro generale. E ricordarsi che a volte addirittura nel calcio un contratto quinquennale va rispettato.
In caso contrario si possono accomodare. Il giocatore in panchina e lui dove vuole.

A meno che non arrivi qualche club (Manchester City, Barcellona, Bayern, Chelsea?) con un’offerta di acquisto del cartellino che la Roma giudichi congrua. A quel punto si tratterebbe di una scelta fatta dalla società e non dell’imposizione al di fuori degli accordi contrattuali del signor Benatia.

Per chiudere, vista la continua richiesta di adeguamento economico dopo pochi mesi di buone prestazioni, sarei curioso di vedere cosa accadrebbe nel momento in cui (atteggiamento del resto diventato usuale nella contrattazione privata) l’adeguamento fosse proposto anche in senso contrario.

Giochi male? A fine stagione ti ritrovi con un tot percentuale di stipendio in meno. La squadra va in serie B? La cifra stabilita dal contratto iniziale viene dimezzata. No? Così non va bene? Allora il cerchio si chiude e si torna lì dove questo discorso è cominciato.

Il calcio è il Far West degli anni Duemila, un mondo senza regole dove la follia regna sovrana e il rispetto delle leggi che regolano qualsiasi rapporto di lavoro scivola nell’utopia.

 

 

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