La Ferrari tutta sesso

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TRA la Ferrari e i suoi tifosi c’è un rapporto erotico. Gli spettatori della Formula 1 hanno una sorta di pulsione antropofaga nei confronti del vincitore, l’immaginario maschile subisce spinte omo-erotiche verso i grandi piloti. Di questo e altro ho parlato qualche tempo fa con il professor Massimo Canevacci, all’epoca docente di antropolgia culturale presso la facoltà di Sociologia dell’Università La Sapienza di Roma e autore di numerosi libri.

Professor Canevacci, perchè i tifosi della Ferrari amano la macchina più dell’uomo che la guida?

«Oggi nel mondo si sta diffondendo un nuovo tipo di feticci, denominati feticci visuali: producono un’attrazione sessuata molto forte. Nella Ferrari il feticismo sessuale si intreccia con una sorta di mito del “bello, ma perdente”. La Ferrari ha acquisito negli ultimi anni uno straordinario fascino proprio perchè è stata spesso a un passo dalla vittoria assoluta, ma non è riuscita mai a coglierla. Questo ha contribuito alla costruzione del mito. Il “bello, ma perdente” è un classico della letteratura, della poesia epica, del romanzo. Da studenti nessuno di noi faceva il tifo per Achille, eravamo tutti con Ettore perchè sapevamo che prima o poi sarebbe stato ucciso. La Ferrari è una sorta di Ettore contemporaneo: attira e seduce perchè è bella, smagliante, lucida; perchè ha una sua storia complicata, probabilmente la più antica tra tutte le altre macchine della Formula 1. Ma perde. Questo invece che far diminuire la passione, la fa aumentare. E’ come un rapporto amoroso in cui la persona amata rinvia il congiungimento dei due corpi. La passione diventa una sorta di eccitazione costante. Credo che lo spettatore normale della Ferrari sia in uno stato di eccitazione costante in attesa che finalmente arrivi il suo orgasmo inorganico.»

Cosa accadrà quando la Ferrari tornerà a vincere il mondiale piloti?

«Cadrà la tensione. L’appagamento farà diminuire il desiderio.»

Che posto occupa in questa visione del fenomeno il colore della Ferrari?

«Il rosso è il colore della passione e il rapporto di cui stiamo parlando è un rapporto erotico. Questo feticcio è organico e inorganico, è di pelle e di metallo, è vernice e stoffa. La Ferrari incorpora tutte le tradizionali distinzioni. In questo senso il rosso serve a dare in maniera percettiva, visuale e panoramica il senso di un innamoramento che prima o poi dovrà trovare il suo sfogo.»

La velocità, il pericolo, il rischio. Cosa li rende così attraenti?

«Il desiderio di una sfida. Nel correre sul filo del rischio c’è una tensione che è ancora una volta sessuata, anche se non in senso genitale, ma nel senso che produce una fibrillazione del corpo. Nel rischio dell’accelerazione c’è un momento di grande desiderio.»

Ma lo spettatore spesso è seduto davanti alla tv, lontano migliaia di chilometri dal luogo dove la macchina sfreccia.

«Attualmente i livelli di identificazione sono fortissimi. Per merito delle telecamere l’abitacolo della Ferrari diventa qualcosa di molto affine a una play station, a livello percettivo la velocità della macchina è anche la mia. Lo spettatore apparentemente sta fermo sulla poltrona, ma di fatto anche il suo corpo si muove. La percezione dello sguardo è sempre più importante nella cultura contemporanea. Se lo sguardo è accelerato, anche il corpo è accelerato.  La nostra è una cultura percettiva e cerebrale, in questo senso travolge e coinvolge non solo la mente ma anche il corpo.»

Il pilota di Formula 1 ha tifosi soprattutto tra gli uomini.

«Tradizionalmente il grande campione sportivo ha sempre sollevato istanze omossesuali da parte dello spettatore, fenomeno ancora più evidente oggi che il campione è esposto in maniera totale: la sua vita privata è raccontata in ogni aspetto, la tv offre primi piani che ci danno le emozioni più forti. Osservando le persone che guardano il campione si può facilmente constatare quell’attrazione di seduzione che in parte è anche omo-erotica. Fortissima perchè l’intera configurazione corporale del grande campione è altamente emotiva e l’emozione prodotta è tale da travalicare il tabù dell’omosessualità. E’ questo uno dei casi in cui l’emozione è tanto forte che i tabù, se ci sono, crollano. Il desiderio omo-erotico è quello di assorbirsi con l’altro perchè è identico a te. Quando ho un rapporto amoroso, anche nel senso più sublime e meno peccaminoso del termine, sono anche l’altro. L’amore produce la caduta della barriera e c’è l’identificazione totale.»

E’ per seguire questa passione che i tifosi invadono la pista, per abbracciare il campione?

«L’invasione della pista rappresenta il momento in cui tutti vogliono assimilarsi al vittorioso: mangiarlo, divorarlo in una sorta di antropofagia rituale.»

L’incidente, la tragedia, i pericoli della partenza. Tentiamo di accantonarli ogni volta, ma sono sempre lì nella nostra mente.

«C’è un’attrazione morbosa per l’incidente del grande campione. E’ un desiderio inconfessato, che non vorremmo mai avere, ma è dentro di noi. Tra gli spettatori della Formula 1 c’è forte questo peccato: non desidero l’incidente, ma se c’è me lo godo tutto. E’ un’attrazione peccaminosa, molto colpevolizzante, che coinvolge tutti in una ragnatela di sadomoschismo.»

I piloti danno tutto di sè in pista, poi diventano uomini irragiungibili. Perché?

«Lo spazio del campione è nullo perchè vive tutti gli spazi contemporaneamente: è nello stesso tempo su tutti i circuiti del mondo e nei posti dove di volta in volta va. Questo produce un nuovo tipo di spazio in cui il grande eroe vive, ed è totalmente diverso dal nostro.»

Professor Canevacci, le piace la Formula 1?

«Certo.»

E per chi tifa?

«Ferrari, naturalmente.»

    

    

    

    

    

    

    

    

    

    


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