Boxe italiana. Non basta scrivere “siamo competitivi”, quando i fatti dicono il contrario

Leggo sulla pagina Facebook della FPI un comunicato firmato dal presidente federale Flavio D’Ambrosi.
Il titolo è “I pugili italiani sono competitivi”.
A supporto di questa certezza scrive dati inoppugnabili. 
Include nel bilancio pro e dilettanti del circuito olimpico.
E parte con i campionati europei Under 17.
È innegabile che la forza sportiva di una nazione nasca dalla bontà del settore giovanile. Ma quella stessa forza si misura con il comportamento del vertice.
Mondiali e Olimpiadi disegnano lo stato di salute di una nazione, il valore assoluto del movimento.
Non sono da meno i pugili Pro – scrive ancora il presidente– In particolare, sono ben 84 – 56 uomini e 26 donne (allora sono 82, ndr) – i pugili ricompresi dai i primi 50 posti nel ranking EBU di questo mese.”
Affermazione che mi ha fatto venire in mente quella di un mio amico del nord: “Sono fra i primi cinque sommelier della Val Camonica!”
Ripeto, per chi l’avesse dimenticato, quanto scritto in passato sul settore maschile: Settanta titoli mondiali a disposizione, l’Italia non può vantarne neppure uno. Su quattordici campioni europei, uno solo è del nostro Paese. Questo a fronte, come sottolinea lo stesso presidente, di 1.100 società e 80.000 tesserati.
Con numeri così importanti, altrimenti non li avrebbe sottolineati, per trovare un punto di appoggio incontestabile, si deve parlare degli Under 17…
Non trovo utile alla causa neppure il riferimento a Stephanie Silva. Definire “straordinaria” la sua prestazione mi suona appena appena eccessivo.
I fatti, caro presidente, li ha sotto gli occhi anche lei. Senza andare a ripescare in quella storia che, con i suoi trionfi, le dà fastidio e fa ombra alla stagione trionfale del pugilato azzurro di oggi, ripropongo alcuni numeri.
1. Olimpiadi, settore maschile. Zero medaglie a Rio 2016, nessun qualificato a Tokyo 2020, zero podi a Parigi 2024. Bronzo con Irma Testa in Giappone. 
2. Parigi 2024. Dieci match, otto sconfitte, due vittorie. Sei eliminati al primo turno.
3. Mondiali Liverpool 2025. Un bronzo con Sirine Charaabi. Cinque sconfitte al primo turno, sette al secondo. Fra tutti quelli (uomini e donne) che hanno sconfitto un atleta della nostra Nazionale, nove su dodici sono stati eliminati al turno successivo.
Come già detto, questa è cronaca. Lasciamo da parte la storia, altrimenti dovreste arrossire di vergogna per quello che gli atleti del passato hanno fatto. Loro sì che erano competitivi.
Chiudo, sperando di “non disperdere questa positività con esigenze – quale per esempio la necessaria crescita della classe arbitrale – che se pur importanti possono appannare i risultati conseguiti dall’intero movimento pugilistico italiano.”
Non voglio appannare niente e nessuno. Che il setttore arbitrale debba mgliorare di molto è un probema grande e andrebbe davvero risolto. Ma qui il cerchio si allarga. Adesso anche commissari di riunione e cronometristi sembra si impegnino a inceppare il meccanismo. Non avevo mai avuto notizia di un round, tra dilettanti, durato quattro minuti (ignorando così il minuto di recupero). E in occasione degli Assoluti! È veramente accaduto? Se la risposta fosse positiva, è anche e soprattutto di questo che si dovrebbe occupare la FPI.
Che attualmente i pugili italiani non siano competitivi è un dato di fatto, non un’opinione. Ma perché stupirsi? Anche l’orchestra del Titanic continuava a suonare, mentre il transatlantico si dirigeva verso l’icerberg…


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