
(tutti gli articoli di questo speciale li ho stati scritti nei giorni prima, durante e appena dopo la sfida del secolo)

La vigilia, analisi del mondiale
Nessuno conosce i limiti di un pugile che non ha mai perso, non li conosce neppure lui. Attorno a Floyd Mayweather jr c’è qualche dubbio, ma solo perché ogni giudizio sulle sue qualità tecniche è influenzato da quello che fa e dice fuori dal ring. Se non fosse così arrogante nessuno metterebbe in discussione il valore assoluto di uno che è maestro nell’arte della difesa, ha grande velocità di braccia al punto da essere considerato tra i migliori incontristi di sempre. E possiede una personalità così forte da reggere qualsiasi pressione.

Manny Pacquiao ha perso cinque volte, ma è soprattutto l’ultima sconfitta contro Juan Manuel Marquez (foto sopra) a pesare come un macigno. Di un ko devastante come quello, non te ne liberi mai del tutto. Rimane sempre lì, nella mente e nel fisico.
Parte da questi semplici punti base il ragionamento che porta molti tecnici a ritenere Floyd Mayweather il il favorito.
Provo a capire dove potrebbe nascondersi la sorpresa.
Qualche difficoltà per Pretty Boy potrebbe venire dal fatto che il filippino boxa da mancino. Per uno come Floyd, abituato a girare naturalmente a destra, potrebbe essere un problema. Anche se in passato ha dimostrato di saperlo risolvere alla grande contro Robert Guerrero, Zab Judah e Shamba Mitchel. Anche Victor Ortiz è mancino, ma quel match Floyd l’ha vinto in maniera avventurosa.
L’americano fino a oggi ha dimostrato di possedere la capacità di togliersi da situazioni pericolose. Ha nelle mani e soprattutto nella testa una sorta di magia, sa come uscire dalle corde e trasformare un’azione di svantaggio in un’opportunità in suo favore.
Se però le gambe di Pacquiao reggeranno la fatica, se gli permetteranno di pressare con brevi ma ripetute serie, se lo aiuteranno nei momenti chiave in cui dovrà essere lui ad anticipare il colpo del rivale ed entrare in controtempo, allora nelle Filippine e non solo ci potrebbe essere festa grande.
Dettagli tecnici. La sostanza rimane sempre la stessa. Da qualsiasi parte si guardi la sfida, se si vuole concedere una possibilità di vittoria a Manny bisogna che lui stesso se la guadagni con un match perfetto. Sta proprio qui la chiave di lettura dell’incontro. A Pacman non è concesso il minimo errore. Dovrebbe ripetere la performance realizzata contro Miguel Cotto, De La Hoya o Hatton. Allora sì che la bilancia potrebbe pendere dalla sua parte. Ma da quegl’incontri sono passati sei/sette anni.
Pacman ha perso per strada parte della sua potenza. Non ottiene un successo prima del limite dal 14 novembre 2009, quando ha messo kot Cotto al dodicesimo round. Ha vinto ancora, sette volte su nove incontri, quasi sempre con largo margine (tranne in una delle sue sfide contro Juan Manuel Marquez, in cui è riuscito a portare a casa un discusso verdetto a maggioranza), ma l’azione non è più sembrata folgorante come un tempo. Anche perché la sua è stata una carriera caratterizzata dalla progressiva salita di peso. Ha cominciato da minimosca a 48 chili, ora combatte da welter a 66. Questo vuol dire che affronta rivali che militano naturalmente, quasi da sempre, in una categoria superiore e quindi subiscono in misura minore la sua forza.
Trentasei anni e il ko devastante subito l’8 dicembre del 2012 pongono qualche dubbio sul rendimento del filippino.
Vero, Mayweather ha quattordici mesi più di Pacman, ma ha anche una carriera meno pesante. Non perché abbia affrontato avversari più scarsi, ma perché ha incassato molti meno pugni. La differenza sostanziale è nel loro modo di stare sul ring. Pochi i colpi subìti da Floyd che, grazie a una fantastica tecnica difensiva, si pone come un fantasma davanti all’avversario. Una lunga, continua, aggressiva azione d’attacco come schema tattico per Manny, una scelta spettacolare e vincente, ma anche una strategia che lo espone in modo più eclatante alla reazione del rivale.
Le gambe di Pacquiao, lo dicevo poche righe fa, saranno determinanti. Per farcela dovrà dettare il ritmo del match. Accelerare e riprendere fiato quando vorrà lui, senza farsi dettare l’andamento dal rivale che tenderà a rallentare l’azione soprattutto nella fase iniziale del match.
Mayweather è un ostacolo di primo livello. Quando ti sembra di averlo sotto tiro, ti accorgi che a correre il vero pericolo sei tu. Ha tempi di reazione eccezionali. È veloce, molto veloce, ma non va dimenticato un elemento fondamentale. L’età e il logorio della carriera.
A volte la boxe ti toglie senza regalarti il beneficio della consapevolezza. E così scopri solo sul ring che sei un lontano parente di quello che eri appena sei, otto, dieci mesi prima.
Pacquiao ha 36 anni, Mayweather 38. Hanno già dato il loro meglio. La sfida avrebbe avuto un altro sapore, un’altra valenza se si fosse disputata nel 2010 o giù di lì. Ma resta comunque una delle cose più interessanti ed eccitanti da vedere in questi giorni.
Un match di boxe nasconde mille insidie, può offrire tante sorprese soprattutto quando i duellanti sono in età pugilisticamente avanzata. Potrei chiudere qui dopo avere illustrato quello che dal mio punto di vista è lo spettacolo che ci aspetta, ma non rispetterei il mio ruolo se dopo tante parole non mi sbilanciassi. Come dice Rino Tommasi: “I pronostici li sbaglia solo chi li fa”, quindi scrivo il mio.
Vincerà Mayweather ai punti.
A domenica.

Il match, una delusione
Un fantasma. Ne avverti la presenza, sai che è lì eppure non riesci quasi mai a centrarlo. Ma quando arriva il suo turno il colpo ti prende, perchè il tizio sbaglia davvero poco.
Floyd Mayweather è il fantasma con il fioretto. Svicola, scivola, sguscia. Manny Pacquiao prova a inseguirlo, a pressarlo, a rendergli la vita difficile. A volte ci riesce, non abbastanza però per togliere lo zero dalla casella delle sconfitte del signore di Grand Rapids. Per un round intero il filippino fa felice una nazione, sti parlando della quarta ripresa. Boxa inseguendo il sogno del match perfetto. Viene avanti con accelerazioni improvvise, cambi di ritmo. Le serie sono più frequenti, colpi limitati ma portati in successione. E soprattutto prova quella che avrebbe potuto essere la chiave vincente, il colpo di incontro. Su un sinistro non perfetto di Mayweather, Pacman mette il suo sinistro. Centro, Money è in difficoltà.
Troppo poco per sperare. Floyd si aggiudica l’intera posta boxando di intelligenza, astuzia, classe e rapidità. È stata una partita a scacchi, un incontro di straordinaria tensione emotiva anche se di poca spettacolarità. Forse l’attesa creata da una vigilia durata cinque anni ci aveva fatto accumulare aspettative che non potevano realizzarsi. Per l’età dei due rivali, per le battaglie che hanno condotto in tutti questi anni, per le caratteristiche dei protagonisti, perché l’apice l’hanno toccato qualche tempo fa.
Sperare di rividere Hagler-Hearns era pura utopia, me ne sono reso conto nello stesso momento che nei lunghi giorni che ci hanno portato al match ho scritto un augurio. Quello di ripetere la mitica sfida di trent’anni fa. Altri tempi, altri pugili, altre caratteristiche.
Pensare che Mayweather, consapevole di trovarsi davanti l’uomo che più di tutti avrebbe potuto provocargli dei problemi, decidesse per la prima volta di rischiare qualcosa in più era solo un sogno. Pacquiao avrebbe voluto provarci con maggiore vigore, ma ha preferito usare la testa più del cuore. Incursioni da guerriero ieri notte avrebbero potuto regalargli spiacevoli sorprese.
Per buona parte della sfida il sinistro di Maywether è stato l’arma vincente. Ha tenuto lontano il rivale, ha offeso quando è stato necessario, ha aperto la strada al destro che lo ha seguito senza provocare sfracelli ma accumulando punti che alla fine hanno portato alla vittoria.

Il cartellino di Dave Moretti, otto punti di divario, credo sia un insulto a una serata di pugilato condotta senza volgarità da nessuno dei protagonisti. Arbitro compreso. Una sorta di plagio da parte dell’ammaliante Money che ha giocato da illusionista finendo con il far credere al signor Moretti che il coniglio è sempre uscito dal cilindro. Più vicini alla realtà gli altri due giudici che di punti ne avevano quattro. Io ne avevo ancora di meno. Mi fermavo a tre. Ma tutti questi numeri non servono che a dare una forma a quella che nella sostanza è stata la grande verità della notte. La conferma che Floyd Mayweather è il più forte in circolazione. Il migliore del suo tempo. Ma per favore, non allarghiamoci. Non nominiamo Ali e Robinson.
Poche emozioni forti. Più intenzioni che azioni. Non sono deluso, lo sospettavo. Ma è stato anche un incontro senza sbavature tecniche. Quello che è stato fatto, è stato fatto bene. Money lo ha fatto meglio. Ha saputo tenere la distanza per l’intero incontro, non si è scomposto davanti ai rari attacchi pericolosi di Pacman, quando è servito ha piazzato i suoi colpi. Isolati, sì. Ma efficaci. Si è confermato un maestro della difesa, un ottimo incontrista.
Non lo conosco personalmente, ma se dovessi chiedergli perché non abbia provato a dare spettacolo, so già che mi sentirei rispondere che lui lo spettacolo lo ha dato, ma solo per chi sa apprezzarlo. Potrebbe avere ragione.
A Pacquiao è mancata la consistenza. È stato quasi sempre lui a fare il match, a dare aggressività all’azione. Ma quando è finalmente riuscito a tagliare la strada allo sgusciante Mayweather, non ha saputo concretizzare. I suoi colpi mancano da tempo della necessaria potenza. Mancano ancora di più in notti come questa in cui i pugni sono pochi e divisi in dodici riprese.
Un mondiale di due grandi pugili da cui non è scaturito un grande spettacolo. Match estremamente tattico, senza correre rischi. Forse noi ci aspettavamo la Luna. Ma loro quasi mai hanno provato a raggiungerla.

Il giallo, Pacquiao era infortunato
Problemi per Manny Pacquiao. Gli avvocati Stephane Vanel e Kaun Rahborou, secondo il sito TMZ, avrebbero denunciato il filippino (ma anche Bob Arum e la Top Rank Promotion) per conto degli scommettitori che si sono sentiti truffati perché il pugile ha tenuto nascosto il suo infortunio alla spalla destra sino a dopo il match. Le puntate non hanno potuto tenere conto di questo elemento fondamentale. La class action accoglie anche gli spettatori della pay per view che si sono sentiti truffati per lo stesso motivo. La richiesta è di cinque milioni di dollari.
Pacquiao deve fronteggiare un altro doppio problema.
A fine settimana dovrà operarsi perché come ha detto il dottor Neal El Attrache: “Il pugile ha una profonda lesione alla cuffia dei rotatori”.
I tempi di recupero vanno dai tre agli otto mesi.
L’altro problema è la possibilità che la Commissione Atletica dello Stato del Nevada lo squalifichi (meno grave sarebbe una sanzione pecuniaria, facilmente risolvibile viste le finanze del filippino) per non avere comunicato il problema alla spalla alla vigilia del match.

La spalla destra di Manny Pacquiao è sempre più un mistero.
L’infortunio (una profonda lesione alla cuffia dei rotatori) è stato reso pubblico solo il 7 maggio.
Lo stesso medico che lo aveva diagnositcato, dopo averlo operato si dichiarava “Più che soddisfatto” del risultato dell’intervento e prevedeva un’indisponibilità del campione al lavoro fisico da quattro a sei mesi.
Tre mesi dopo fa Manny Pacquiao ha mostrato il totale recupero dell’arto infortunato ai giornalisti presenti a Tokyo per l’assegnazione dell’organizzazione dei Mondiali di Basket 2019 (le Filippine hanno presentato la propria candidatura e lui è lì per sostenerla).
L’arto è efficiente come nei tempi migliori. E senza avere fatto praticamente nulla.

Il giornalista Joaquim M. Henson ha scritto sul Philippine Stars tre interessanti dichiarazioni.
La prima è dello stesso Manny Pacquiao.
“Nessun problema. Sto bene. È un miracolo del Signore. Non no mai visto un dottore. Non ho fatto alcuna riabilitazione. Tutto quello che ho fatto è stato nuotare nel mare tutte le volte che ho potuto. L’acqua salata ha guarito il mio male”.
La seconda è di Eric Pineda, l’uomo che cura gli affari del pugile.
“Manny ha una grande fede. Il Signore ha fatto il miracolo. Tutto quel nuotare lo ha aiutato. Ora c’è da discutere il suo ritorno sul ring”.
La terza è di Bob Arum, il boss della Top Rank che gestisce l’attività del filippino.
“Un recupero incredibile! Questo fine settimana sarò a Londra per trattare un match con Amir Khan. Vorremmo farlo in marzo. Tre possibili sedi: Manila, Dubai e Las Vegas. Dipenderà dall’interesse degli sponsor”.
Miracolo? Acqua salata che agisce meglio di ortopedici, fiosioterapisti e medicinali specifici?
Tutti gli esperti, interpellati sui tempi di recupero, hanno fissato la riabilitazione in un arco temporale minimo di sei mesi. E con l’ausilio di specialisti del settore.
C’è chi sostiene che Manny Pacquiao non si sia neppure operato.
Il recupero totale in tre mesi e senza alcun intervento esterno non fa altro che rilanciare i sospetti. A questo punto i dubbi sul fatto se l’intervento ci sia stato o meno, sono respinti solo dalle dichiarazioni del dottor Neal El Attrache. È un ortopedico di fama mondiale, opera le stelle milionarie dello sport, fa dell’etica una necessità oltre che una qualità professionale. Non può essersi lasciato coinvolgere in alcun trucco.
Ma ai recuperi miracolosi proprio non ce la faccio a credere…
Il mistero si infittisce.
Alla fine tutto si è risolto come spesso accade nella boxe, poco a poco il mistero è svanito nel nulla.

Tutto sull’evento del secolo
Dove: MGM Grand, Las Vegas
Quando: 2 maggio 2015
Cosa: Mondiale welter WBC (supervisor Mauricio Sulaiman) e WBO (supervisor Francisco Valcarcel).
Arbitro: Key Bayless (compenso 15.000 dollari, due giorni dopo compie 55 anni)
Giudici: Burt A Clements 116-112; Glen Feldman 116-112: Dave Moretti 118-110.
Televisioni: trasmesso in co-produzione da HBO (ring announcer Michael Buffer) e Showtime (ring announcer Jimmy Lennox jr).
Costo Pay Per View: 89.95$ per la versione standard; 99.95$ per l’alta definizione.
Bookmaker: quote finali: Mayweather – 200, Pacquiao +160.
Giro scommesse: solo all’MGM Grand, 200 milioni di dollari.
Biglietti: fino a 7.500$ l’uno. Venduti tutti i 16.219 a disposizione, per un incasso di 72.198.500$.
Incasso PPV: 437 milioni.
PPV: venduta in 4,6 milioni di case (record assoluto ancora oggi).
Diritti TV: 40 milioni dall’estero (175 Paesi collegati); 19 milioni da bar, ristoranti ed esercizi commerciali; 6,9 milioni di dollari dal circuito chiuso (46.000 biglietti venduti).
Sponsor: 132
Peso: alle operazioni di peso, 10.000 spettatori (10 dollari il biglietto di ingresso). Incasso devoluto in beneficienza.
Le borse: Floyd Mayweather jr: 300 milioni di dollari; Manny Pacquiao: 160 milioni di dollari

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