Era il 6 febbraio del ’67. Uno spietato Ali puniva Terrell, aveva peccato…

C’erano 37.212 spettatori paganti all’Astrodome di Houston quel 6 febbraio del 1967. Sul ring Mouhammad Ali ed Ernie Terrell, in palio il mondiale dei pesi massimi. La borsa di Ali era di 600.000 dollari, a Terrell ne andavano 210.000.

Il match avrebbe dovuto avere luogo quasi un anno prima, ma non era andato in porto. Il giornalista e scrittore Thomas Hauser, molti anni dopo, avrebbe raccolto una confidenza di Bob Arum.
Ali vs Terrell avrebbe dovuto essere il primo combattimento organizzato dal boss della Top Rank, che oggi ha 93 anni.
“Muhammad Ali contro George Chuvalo, 29 Marzo 1966 a Toronto, è stato il primo incontro che ho promosso. Jim Brown mi ha fatto incontrare Herbert Muhammad che gestiva Ali. Abbiamo formato una società di promozione denominata Main Bout. Il primo combattimento che abbiamo organizzato. Un incubo. Avrebbe dovuto essere Ali contro Ernie Terrell a Chicago. Poi siamo stati cacciati dall’Illinois perché Ali aveva detto che non aveva mai avuto motivo di litigare con i Vietcong… Ho cominciato a girare come un pazzo per tutto il Paese, senza alcuna fortuna, alla ricerca di uno Stato che ci avrebbe permesso di allestire il combattimento. Infine ho trovato Montreal, ma poi abbiamo dovuto spostarci a Toronto. Terrell si è tirato fuori e ci siamo ritrovati con Ali vs Chuvalo. La sera del match, sono andato all’arena, la Maple Leaf Gardens. L’unica cosa che mi interessava era il match. Non sono entrato, non ho guardato il ring e detto “wow”. Non sapevo nulla dei combattimenti preliminari perché, al momento, non sapevo nulla di boxe. L’unica cosa di cui ero certo era che volevo disperatamente che suonasse il primo gong per Ali vs Chuvalo, perché avevo promosso l’evento con la mia carta Diners Club e nel conto c’erano solo 29.000 per pagare tutto…

Terrell commetteva un grosso errore alla conferenza stampa di presentazione.
Ali: “Perché non mi chiami per nome, amico?
Terrell: “Beh, come ti chiami? Mi hai detto che sei Cassius Clay.” 
Ali: “Non ti ho mai detto che il mio nome è Cassius Clay. Il mio nome è Muhammad Ali e lo pronuncerai proprio lì, al centro del ring, dopo il combattimento, se non lo fai ora. Ti stai comportando proprio come un vecchio zio Tom, un altro Floyd Patterson. Ti punirò!” 
Ali dominava la sfida, sembrava volesse portarla sino alla fine per far pagare al rivale lo sgarbo fatto nel non riconoscere il suo nome da mussulmano.

Nell’ottavo round gli ricordava quanto fosse stato sciocco quel tentativo di provocazione.
What’s my name, Uncle Tom? What’s my name?”
(Quale è il mio nome, Zio Tom? Quale è il mio nome?)
Al suono dell’ultima campanella, dopo 15 riprese a senso unico, Ernie Terrell era sconfitto nel corpo e nella mente. Aveva una frattura all’osso sotto l’occhio sinistro e problemi alla retina. Il match Ali lo aveva dominato. Due giudici riportavano sui cartellini dieci punti di vantaggio per lui, uno ne aveva dieci.Dirà lo scrittore Rex Maule: “Una meravigliosa dimostrazione di abilità pugilistica e una barbara dimostrazione di crudeltà
Accadeva il 6 febbraio del 1967, esattamente cinquantotto anni fa.
Muhammad Ali aveva appena punito Ernie Terrell per il suo peccato di presunzione.


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