Signani, il mondo dopo la boxe: La palestra, un gallo, un bimbo scatenato

Matteo Signani, il Giaguaro, ha 45 anni. Ha chiuso con un record di 32 vittorie (12 per ko), 7 sconfitte, 3 pari. Campione italiano ed europeo dei pesi medi. Eleonora è la sua compagna di vita. Il 2023 è stato per lui l’anno del dolore e della felicità. In maggio se ne è andato via per sempre il papà, Secondo. Qualche mese dopo è nato il primogenito, l’ha chiamato Carlo Secondo, in onore del nonno. Il 18 novembre, a Wolverhampton, ha perso l’europeo contro Tyler Denny. È stato l’ultimo match della carriera. La Federazione lo ha fermato. Quarantacinque anni sono troppi per continuare a boxare. Abbiamo fatto una chiacchierata, è sempre un piacere parlare con lui.

Ciao Matteo, ti avevo chiamato una mezz’ora fa. Non hai risposto, dove eri?
“In palestra.”
Non molli mai.
“Dai, faccio tutto il percorso, corsa, attrezzi, vuoto, e via andare. Mi alleno ogni giorno, finchè ce la faccio…”
Ti manca così tanto la boxe?
“Mi ha insegnato a vivere, mi ha fatto capire chi sono, come devo comportami. Quando sei in attività devi essere pugile ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, ogni mese, ogni anno. Sempre. E ricordati, non smetterai mai di esserlo, per tutta la tua vita! Fare il pugile è un mestiere difficile. Non devi mollare mai, devi essere sempre, e con tutto te stesso, nella parte. Nei pensieri, nel comportamento. Ti dico di più, devi esserlo anche nel parlare.”
Spiegati meglio.
“Sento e vedo troppa spavalderia in giro. Anche da chi non ha vinto niente. Non mi piace.”
Uno che spavaldo non lo è mai stato è il tuo coach storico. Meo (Gordini). Sicuro, preparato, ma di certo non spavaldo.
“È un’enciclopedia vivente. Tu gli poni un problemi e lui ti risponde con un proverbio, un aforisma. Poi, ti spiega. E una persona fantastica, una brava persona. Ed è umile. Se pensa che possa esserci qualcosa a cui non può arrivare, non ha la presunzione di qualcuno. Non va avanti da solo, chiede aiuto. Lui mette la grande esperienza e capacità tecnica, se non ha più il ritmo fisico di una volta chiede a un preparatore atletico di dargli una mano. E un grande.”
Qualche curiosità da soddisfare. 
“Vai.”
Il momento più brutto nel pugilato?
“Quando mi hanno detto che non potevo più combattere. Ma ci si abitua a tutto.”
Ti ricordi il primo match?
“Certo, al Teatro Galli di Rimini. Ho vinto per kot al primo round, avevo 15 anni. Era la primavera del 1994. Sono promosso?”
Il momento sportivo che ti ha dato la gioia più forte.
“Ogni giorno che è venuto dopo una vittoria.”
Il successo che ti ha regalato grande soddisfazione?
“Il secondo incontro vinto contro Preston.”
Il rivale più difficile da boxare?
“Diaz, davvero sgorbutico.”
Passiamo al tuo regno. In casa come va?
“Alla grande. Carlo Secondo è una belva. Vuole sempre stare con i più grandi. È nella classe da 1 a 3 anni, è una furia. In casa gioca con i cani, li tira, gli dà il tormento, ma quelli non reclamano, non replicano. Lo lasciano fare. Gli amici di scuola non hanno la stessa resistenza. E allora capita che la maestra lo metta in castigo. Da solo, in un angolo dell’aula. L’altro giorno ha tirato i capelli a un suo compagno. La maestra lo ha sgridato: Carlo! Lui non ha aspettato altro, lentamente si è incamminato verso l’angoletto della classe in silenzio e a testa bassa. La maestra ha riso. È finita lì.”
Lo zoo di casa ha qualche novità?
“Certo.”
Non dirmi…
“Sì, te lo dico. C’è una nuova entrata.”
Chi è ?
“Il gallo Giordano, dal nome del suo precedente padrone. L’altro giorno è venuto Fiero, un signore che conosco da tanto. Mi ha detto: “Ho un amico che ha un bel gallo, ma non lo può tenere. E non può tirargli il collo, gli piange il cuore.” Gli ho detto di portarmelo.”
E allora?
“È enorme, tutto nero con qualche piuma bianca. Bianchina e Augusta sono felici.”
Stai parlando delle tue galline, vero?
“Certo. Lui canta tutto il giorno, ma è un canto piacevole, è felice. Da me gli animali muoiono di vecchiaia.”
Quando eri campione d’Europa il telefono squillava in continuazione. Adesso?
“Senti a me. Ha ragione chi dice: “Scendi dal ring e si spengono le luci.” Ma è giusto che sia così. Del resto anche quando avevo il titolo non me la tiravo. Fin quando potrò andare in palestra non mi lamenterò. È lì che sono stato felice, lo sono ancora adesso. Ho una splendida famiglia, un figlio meraviglioso. Un lavoro che amo e mi ha permesso di realizzare i miei sogni di atleta. Sono contento. Ho avuto tanto.”
Come definiresti questo periodo dopo lo stop all’attività?
“Per scherzare dico che è il mio anno sabbatico La palestra mi ringiovanisce. La boxe mi ha fatto quello che sono, le devo molto. Ho dato e ricevuto tanto. Ma non si può tirare giù una linea e dire prima ero pugile, ora non lo sto più. Anche se non combatti, resterai pugile per sempre.”
Un saluto, una risata e via. Il Giaguaro non molla mai.


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