Compagni di viaggio. Giorgio Tosatti, il maestro che ha cambiato la mia vita


Una serie nata per ricordare alcuni compagni di viaggio. Giornalisti, amici. Le storie sono state (quasi) tutte scritte nel giorno in cui se ne sono andati via per sempre. Nell’illusione di vivere ancora qualche momento assieme. Questa volta racconto il mio primo direttore, Giorgio Tosatti. Un fuoriclasse del giornalismo. Lo faccio proponendo un pezzo che ho pubblicato su CARO MAESTRO. Libro realizzato da un gruppo di giornalisti che avevano lavorato con lui al Corriere dello Sport, che oggi compie cento anni di vita. EROICI, è il titolo che aveva scelto per la vittoria nel Mondiale di Spagna ’82. Una sintesi geniale e volutamente retorica creata da quel campione di giornalismo che Tos era. Poco meno di 1.700.000 copie vendute. Record assoluto per molto tempo.


Era un caldo pomeriggio di aprile. L’anno? Il 1985.
Pochi giorni prima ero tornato da Las Vegas, ero stato lì per il mondiale medi tra Marvin Meraviglioso Hagler e Thomas Cobra Hearns. 
Ero orgoglioso di me, avevo scritto splendidi pezzi. Così almeno pensavo.
“Torromeo dal direttore.”
Non ero neppure entrato al giornale che Viozzi, il capo dei commessi, mi aveva stoppato con tre parole che avevano cambiato il mio umore. Ancora non sapevo che avrebbero cambiato anche la mia vita. Una convocazione d’urgenza dal boss non si concludeva mai con un applauso. 
Percorrevo l’intero corridoio, bussavo alla porta, entravo.
“Buongiorno direttore.”
“Ciao Dario, siediti pure.”
“Mi dica”.
“Sai quanta stima io abbia nei tuoi confronti…”
Elmetto infilato, quando partiva così la burrasca seguiva a distanza di pochi secondi.
“Sai anche che ho un’alta considerazione di te come giornalista…”
Giubbetto antiproiettile indossato.
“Lo sai, no?”
“Certo direttore”, in quel momento avrei ammesso senza problemi di avere ucciso John F. Kennedy, di avere rapito e assassinato il figlio di Charles Lindbergh. Tutto, pur di non restare seduto a lungo su quella sedia.
“E allora, perché hai fatto dei pezzi senza anima?”
Montante al fegato. Provavo a irrigidire i muscoli, ma era inutile. Accusavo il colpo.
“Perché non mi hai fatto sentire a bordo ring con te?”
Gancio alla mascella, un altro colpo e sarei finito ko.
“Il giornale investe sugli inviati, ogni vostro articolo costa fior di bigliettoni. Io sono convinto che sia giusto così, solo chi è dentro all’avvenimento può raccontarlo in modo soddisfacente a chi è a migliaia di chilometri di distanza. Ma ogni pezzo di un nostro inviato deve essere straordinario, diverso da quello di qualsiasi altro giornalista. Deve raccontare l’atmosfera, le facce, gli umori, le parole, gli uomini, ma anche gli odori, le liti, gli amori. È questo, se pensi davvero di essere bravo, che devi portare a casa da ogni trasferta. Io sono un allenatore e dai miei uomini che giocano in attacco voglio che segnino ogni partita. Pensi che non sia possibile? Sicuramente hai il dovere di provarci. E tu stavolta non l’hai fatto.”
Contato in piedi, incapace di reagire. Ero in guardia passiva, sconfitto per kot.
Il colloquio era durato un’altra decina di minuti, appena uscito non ricordavo né cosa lui avesse aggiunto, né cosa io avessi risposto. Ero groggy, ma felice di essere finalmente fuori da quella stanza.
Oggi rammento con piacere quell’incontro che ha modificato il mio modo di scrivere, di raccontare, di esercitare il mestiere. Per 24 ore ho pensato di essere stato ingiustamente accusato di crimini non commessi. Il giorno dopo il fattaccio, sono stato folgorato sulla metro. Mentre uscivo dalla fermata Castro Pretorio, e mi incamminavo verso il palazzo del Corriere dello Sport-Stadio in Piazza Indipendenza, ho ringraziato mentalmente Giorgio Tosatti. 
Un bravo direttore non dice solo “Hai sbagliato”, ma spiega anche perché.
In poche parole mi aveva illustrato alcune regole fondamentali del giornalismo.
Capire quanto siamo privilegiati, ripagare con il massimo dell’impegno la fiducia che altri ripongono su di te. Andare costantemente a caccia di una chiave di lettura dell’evento che sia originale, interessante e (possibilmente) unica. Informarsi, parlare con ogni protagonista, armonizzare ogni pezzo con le emozioni che provi e che devono trasparire anche sul giornale, non solo nel tuo cuore. Non vergognarsi, né avere paura di esporsi, capire esattamente in quale posto fisico, sociale e politico si svolga l’evento. Essere curioso e raccontare, raccontare, raccontare. C’è sempre una storia da raccontare. Andare a cercarla era ed è la nostra missione.
Difficile? È pur sempre un lavoro.
Grazie Tos.

1. Teodoro Teo Betti (25 agosto 2024).
2. Roberto Perrone (1 settembre 2024)
3. Mario Sconcerti (8 settembre 2024)
4. Daniele Redaelli (15 settembre 2024)
5Andrea Bacci (22 settembre 2024)
6. Gianni Minà (29 settembre 2024)
7. Giovanni Maria Vanni Loriga (6 ottobre 2024)
8. Vincenzo Belfiore (13 ottobre 2024)
9. Giorgio Tosatti (20 ottobre 2024)

Ultima puntata, 27 ottobre 2024


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