
Una serie nata per ricordare alcuni compagni di viaggio. Giornalisti, amici. Le storie sono state (quasi) tutte scritte nel giorno in cui se ne sono andati via per sempre.
Nell’illusione di vivere ancora qualche momento assieme.
Lunedì, 27 marzo 2023
Se ne è andato via a 84 anni. Quando ho appreso la notizia, mi è sembrato di rivedere il suo sorriso. Trasmetteva serenità, anche se dentro sentivi che nascondeva una grande frenesia. Ha inseguito storie in ogni angolo del mondo. Era un giornalista nella mente e nel cuore.
Gianni il mestiere lo faceva all’antica. Scarpinate, appostamenti e poi la sua specialità. Fare domande, stimolare risposte che rivelassero l’animo di chiunque stesse intervistando. Aveva una dote rara nel nostro mondo, sapeva ascoltare. A volte si lasciava incantare dalle parole, gli piacevano così tanto che non riusciva a fermarsi.
L’ho conosciuto in una delle sue tante vite. Quando collaborava con il Corriere dello Sport, negli anni Settanta.
Il pugilato è stato una delle sue grandi passioni. In Italia non si può nominare Minà senza associare il suo nome con quello di Muhammad Ali. Erano amici.
Una volta, parlo degli inizi della carriera del campione, per parlare con lui ha nuotato su un mare di teste. Letteralmente. C’era una folla incredibile attorno al ring quando Ali è sceso dopo una delle tante vittorie. E Gianni era lì, microfono in alto, che urlava all’operatore che lo assecondava, voce a tutto volume per farsi sentire dal suo amico fenomeno. Per fare bene il mestiere non aveva paura di sporcarsi le mani. Ha raccontato ”il più grande” come uomo, come campione, come padre e marito. Ha intitolato uno dei suoi ultimi libri IL MIO ALI. Raccontava quello che altri non vedevano, non sapevano.
Sulla boxe ha realizzato, in collaborazione con Roberto Fazi, la più bella serie che sia mai stata trasmessa in televisione. Si chiamava FACCE PIENE DI PUGNI. Erano gli anni Ottanta quando quei pugili, grazie a Minà, sono entrati nelle nostre case. Si sono presentati a vecchie signore che di ring e pugni non volevano neppure sentire parlare, a giovani che avevano altro a cui pensare. A ricchi e poveri, agli uomini colti e a quelli che avevano rinunciato a studiare. Aveva conquistato tutti con quelle storie.
In questo Gianni è stato un po’ come Ali. Universale.
Ha raccontato con passione Pietro Mennea che conquistava il record del mondo sui 200 metri nel 1979 a Città del Messico. Ha cercato di scavare nell’animo di Diego Armando Maradona. Lo sport era un terreno da esplorare, da narrare. Non a caso ha cominciato collaborando con Tuttosport, di cui poi sarebbe diventato direttore. Ricordo alcune mitiche riunioni con i suoi compagni di avventura, fuori dall’albergo che ci ospitava durante l’Olimpiade di Atlanta nel 1996. Lezioni di giornalismo. Uno spettacolo. Ha avuto in Antonio Ghirelli e Maurizio Barendson due esempi da seguire. Non si è fatto mancare il sacro fuoco del tifo, il Torino era il suo riferimento calcistico.
In Rai ha messo assieme racconti bellissimi.
Era convulso nella preparazione. Al limite del disordine, solo lui riusciva a orientarsi nel caos che metteva in piedi. Aveva una trasmissione nel tardo pomeriggio, ogni tanto chiamava la nostra redazione per un numero, un aggiornamento, un nome.
Un giorno suona il telefono sulla scrivania di Sergio Rizzo, all’epoca caporedattore del Corsport.
“Sergio, sono Gianni, ho bisogno di un favore”.
“Ciao, dimmi.”
“Mi serve il record di…” e dice un nome che adesso proprio non riesco a ricordare.
“Lo cerco, intanto ti passo Dario. Magari lui lo sa senza controllare sul Ballarati (parlo della Bibbia del Pugilato, ogni match disputato, lì eri sicuro di trovarlo).”
“Ciao Gianni, sono Dario. Ripetimi il nome… Gianni, il nome. Gianni!”
Alzo lo sguardo e lo vedo in tv che parte con la sua trasmissione.
Gianni Minà era anche questo. Non si potevano imporre tempi e regole a un fuoriclasse del nostro mestiere.
Ha intervistato Robert De Niro, Sergio Leone, Gabriel Garcia Marquez, Roberto Benigni e cento altri ancora. E soprattutto ha intervistato per sedici ore Fidel Castro. Il nastro di quella lunga chiacchierata l’ha poi donato alla Cineteca di Bologna per il Fondo Minà.
Dal 1981 al 1984 ha condotto Blitz, un intreccio tra spettacolo e arte dell’intervista. Nel 1992, se ricordo bene, una chicca da applausi. L’ha messa in piedi a braccio, all’interno della trasmissione Alta Classe su Rai 1. Grazie al genio comico di Massimo Troisi e alla complicità di Pino Daniele, ha realizzato una sorta di atto unico teatrale entrato nella storia della televisione.
A Gianni Minà devo dire grazie. È stato per il suo intervento che, nel dicembre del ’91 in un ristorante di Milano, sono riuscito a fare una lunga intervista a Muhammad Ali.
Faceva tutto con passione, sensibilità, infinita curiosità e la voglia mai sopita di raccontare l’uomo che si nascondeva dentro il corpo del campione.
Ho cercato di ricordarlo scrivendo quello spezzone di vita che ho conosciuto. Non pretendo di conoscerlo come o meglio di altri, ma so per certo che è stato un campione.
Il giornalismo, se fatto bene, è un mestiere che non regala molto tempo libero. Richiede una vocazione. Se quella vocazione non c’è, è inutile provarci (cit. Eugenio Scalfari)
Gianni Minà quella vocazione l’ha sempre avuta.
Chiudo questo ricordo con un video di qualche anno fa.
Una bella intervista a Gianni Minà pubblicata dal sito fanpage.it.
Grazie ad Andrea Esposito che l’ha realizzata.
Grazie a Gianni Minà.
1. Teodoro Teo Betti (25 agosto 2024).
2. Roberto Perrone (1 settembre 2024)
3. Mario Sconcerti (8 settembre 2024)
4. Daniele Redaelli (15 settembre 2024)
5. Andrea Bacci (22 settembre 2024)
6. Gianni Minà (29 settembre 2024)
Prossima puntata 6 ottobre 2024

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