
Era un venerdì, anche quel 19 luglio del’96.
Dal buio della notte ci era venuto incontro un uomo coraggioso. Non aveva paura di mostrare al mondo quel corpo devastato dalla malattia, quel corpo che un tempo era stato il tempio della salute e del vigore fisico.
Muhammad Ali non si era mai nascosto.
Non lo aveva fatto neppure quella volta ad Atlanta. Era scosso dai tremori del Parkinson, incerto e apparentemente timoroso. Quegli occhi che incutevano rispetto in ogni avversario, sembrava stessero lanciando una fanciullesca richiesta di aiuto. Tendeva il braccio tremolante con cui stringeva la torcia, doveva accendere la freccia che avrebbe dato fuoco al tripode del Giochi olimpici americani. Sentivo la tristezza e il rispetto crescere dentro di me. Allo stesso tempo, la mente tornava ai tempi felici. La leggerezza dei gesti, la velocità con cui muoveva le braccia, l’eleganza e la poesia quando ballava sul tappeto del ring.
Quella sera, nel cuore dell’Olimpiade, aveva portato in scena un’altra magia, lasciando nei nostri cuori l’immagine di un uomo fragile e allo stesso tempo coraggioso.
Un gesto con cui aveva raccontato una storia di dignità, mostrando allo stesso tempo la debolezza e la forza dell’uomo.
Come aveva sempre fatto, anche quella volta aveva riempito l’intero spazio con cui era venuto a contatto.
È stato davvero il più grande. Non per valori assoluti, né per risultati. Ma in uno spazio ancora più ampio. È stato l’uomo che, nella storia dello sport (restringere i confini alla boxe sarebbe riduttivo, se non offensivo), ha raggiunto il più alto indice di popolarità nel mondo intero.
Aveva infinito talento, un grande carisma e una voglia profonda di mettersi sempre in gioco.
Era un uomo, non un dio. E come uomo aveva pagato duramente il regalo che la natura gli aveva fatto. Possedeva grande classe, a cui univa la capacità di ipnotizzare le folle. Non era mai banale. Né sul ring, né come essere umano. La sua popolarità ha attraversato trasversalmente il mondo. Da tutti noi ha succhiato linfa vitale per quella boxe piena di magie.
Quel 19 luglio del ’96 ad Atlanta, è stato uno dei tanti momenti speciali di una grande storia.

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