
Il record di Mike Tyson negli ultimi quattro match della carriera è 1-3-0. Tre sconfitte per ko contro Lennox Lewis, Danny Williams e Kevin McBride. Un successo contro Clifford Etienne. Il tutto, più o meno vent’anni fa.
Il prossimo 20 luglio, quando di anni ne avrà 58, salirà assieme a Jake Paul (27 anni) su un ring all’interno dell’AT&T Stadium di Dallas. Con quali regole si affronteranno? Non si sa. L’unica certezza è che lo spettacolo sarà più vicino a una fiction televisiva che a un evento sportivo.
Sul ring ci saranno uno che ha lasciato la boxe due decenni fa e uno YouTuber che in carriera ha incontrato ex lottatori, giocatori di pallacanestro, altri YouTuber, anziani campioni di arti marziali. Un solo pugile sul suo cammino, Tommy Fury che lo ha sconfitto per split decision.
Non si conosce il peso concordato e neppure il numero delle riprese. Si sa che gli 80.000 biglietti saranno venduti a prezzi che vanno da 169 a 11.147 dollari.
L’unico problema che preoccupa la Most Valuable Promotions (la società di Jake Paul) è il controllo antidoping. Iron Mike ha confessato di fumarsi 40.000 dollari di erba al mese. La marijuana è vietata in Texas, la Commissione che dovrà approvare il match ha già detto che farà gli esami antidoping.
Questi i fatti. Passiamo alle considerazioni.
Jake Paul ha detto che l’evento genererà un movimento di 300 milioni di dollari.
Non arriveranno dalla pay per view. Il combattimento sarà trasmesso da Netflix, per vederlo basterà possedere un normale abbonamento (in Italia, da 6 a 17 euro mensili).
Gli introiti andranno quindi cercati in incasso, sponsor e pubblicità.
Affinchè i tre vettori siano attivi, lo spettacolo dovrà suscitare grande interesse.
Dopo YouTuber, influencer, campionato mondiale di schiaffi, boxe a mani nude, ex lottatori che al debutto affrontano un campione del mondo, eccoci alla vendita dei ricordi.
“La cosa più semplice è ridicolizzare l’avvenimento e cestinarlo. Non lo farò. Sicuramente attirerà milioni di occhi sul nostro sport. Mike Tyson è più felice che mai, molto impegnato a ispirare le persone di tutto il mondo. Credo anche che sia un’ottima iniziativa finanziaria”.
Lo ha scritto Mauricio Sulaiman, in una email inviata alla rivista Forbes.
Sulaiman è il presidente del World Boxing Council. È anche, tanto per restare in tempi recenti, quello che prima dell’esibizione di novembre 2020 contro Roy Jones ha detto a Fightnews: “Mike Tyson è stato il più giovane campione del mondo dei pesi massimi e potrebbe diventare anche il più anziano. È una figura straordinaria, leggendaria. Un’icona dello sport, un simbolo del WBC. Lo supporteremo. Se vorrà tornare sul serio sul ring, dovrà avere la licenza e passare attraverso un processo completo di esami sanitari. Non ucciderò il sogno. Sono molto favorevole a un rientro di Mike Tyson, se lo merita. Se il sogno è dire “Entrerò in classifica”, io rispondo sì. Lo inseriremo in classifica. Se volesse puntare al titolo, potrebbe avere la sua occasione”.
È anche quello che ha messo al decimo posto della graduatoria mondiale dei pesi massimi Francis Ngannou, che all’epoca aveva disputato un solo match di pugilato e lo aveva perso. Sulle istituzioni non possiamo contare. Wba, Ibf e Wbo non sono certo migliori del Wbc.
Un’altra domanda che dobbiamo farci è: perché il pubblico dovrebbe interessarsi a una fiction come quella che Tyson e Paul stanno mettendo in piedi?
La risposta potrebbe essere cercata nella carenza di personaggi carismatici nel pugilato moderno e sulla scarsa attenzione mondiale nei confronti di questa disciplina.
Il livello di analisi della critica, sia quella generata da addetti ai lavori che quella dei tifosi, si è abbassato. Sento e leggo commenti sui valori tecnici, di possibilità reali. Ma di cosa state parlando? Ma davvero pensate che Mike Tyson a 58 anni compiuti, da 20 lontano dai match veri, con un finale di carriera che definire disastroso sarebbe un eufemismo, potrebbe affrontare Tyson Fury o Anthony Joshua?
Per favore, fate pace con la vostra mente.
Carenza dunque di personaggi, inadeguatezza dei giudizi.
Non ripeto per l’ennesima volta che la boxe è pericolosa. Lo farei se si trattasse di un match vero, ma quello di cui sto parlando non lo è. Non dico neppure che il pugilato risulterà impoverito da questa esibizione. Perché in questa storia lo sport rappresenta solo una piccola cornice, la polpa è quella di una recita molto ben pagata.
Mi domando perché qualcuno tirerà fuori almeno 169 dollari per vedere la sceneggiata. Forse la risposta è nella disabitudine al grande spettacolo pugilistico. Se mangi fast food per anni, perdi il gusto per il cibo vero e ti accontenti di un precotto, anche se venduto a caro prezzo.
Mike Tyson vs Jake Paul è come vedere una soap scadente, in cui recita una sorta di Gloria Swanson della boxe e un attore tragicomico con il senso degli affari decisamente sviluppato.
“Voglio confrontarmi con lui, voglio vedere se ho le qualità per battere un’icona del pugilato” ha detto lo YouTuber.
Grazie, Mario (cit. Parisina, Livia Venturini, Non ci resta che piangere con Massimo Troisi e Roberto Benigni)

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