
Un match pieno di contraddizioni, una sfida che si chiude lasciando negli occhi e nella testa molte domande. Canelo ha vinto, anzi ha dominato Ryder. Ma quando è suonata la campanella dell’ultimo round mi sono chiesto se non avessi appena assistito alla chiusura di un’epoca.
Riguardo il filmato dell’incontro e vedo la supremazia assoluta di Saul Alvarez, vedo il fantastico colpo che ha generato il knock down. Un preciso diretto destro nel quinto round (l’atterramento provocato dal gancio destro, che passa sul guantone sinistro del britannico e ne centra la mascella all’ottava ripresa, non è stato considerato dall’arbitro come un kd, ma come uno scivolone).Rivedo la serie che porta John Rdyer sull’orlo della resa nella nona. E allora, mi chiedo, perché questo senso di amaro in bocca?
I giudici hanno avuto solo un po’ di manica larga, più in onore ai cinquantamila osannanti e al passato del campione, che alla fotografia del combattimento. Ma è stato sicuramente un mondiale a senso unico, dunque non esaltante.
Canelo lo ha costruito più con la testa che con i colpi. Mai in affanno, largamente vincitore, ma meno pressante del solito nell’azione, meno abile in difesa, meno spietato quando si è trattato di chiudere questa benedetta e maledetta festa davanti alla sua gente.
Sì, John Ryder è stato bravo. Meglio di quanto pensassimo, aggiungerà qualcuno. Io dico che il britannico si è battuto al massimo del suo livello. E questo lo deve inorgoglire. Ha saputo uscire fuori da almeno tre momenti terribili nel corso dei dodici round. E questo ne dimostra il coraggio e la solidità. Ha reagito e affrontato senza timori un campione dei nostri tempi. Applausi. Ma anche dopo avere fatto tutto questo, dopo avere portato la sua macchina al massimo della velocità, è sceso dal ring con una pesantissima sconfitta, un atterramento subito e la consapevolezza che neppure in un secondo del match sia riuscito a dare l’impressione di poter vincere. Un guerriero da lodare, ma anche un pugile di livello decisamente inferiore.
Canelo sapeva che sarebbe andata così. Lo sapeva e ha interpretato con intelligenza l’unico ruolo che poteva oggi recitare. Prudente, sempre coperto, guardia alta, ritmi medi a tratti addirittura bassi, nessuna accelerazione. Mi è sembrato di avere anche visto un calo nella parte finale del mondiale. E questo non è da lui.
Ha vinto di testa? Ha vinto di potenza?
Ha vinto perché è tre livelli sopra Ryder. Ma questo si sapeva già prima delle dodici riprese messicane.
Dice che il 16 settembre vuole la rivincita con Dmitrii Bivol. L’unico dubbio è che lui la vuole tra i mediomassimi, l’altro si concede nei supermedi. Credo che a questo punto i problemi di Saul Canelo Alvarez siano altri. Deve guardare a fondo dentro di sé prima di decidere cosa fare.
Alla vigilia del confronto aveva detto: “Se perdo, smetto”.
Si può lasciare anche da campioni.
RISULTATI – Supermedi (mondiale IBF, WBA, WBC, WBO) Saul Alvarez (59-2-2, 39 ko, 76,050 kg) b John Ryder (32-6-0, 18 ko, 76,200) p. 12 (Jeremy Hayes 120-107, Gerardo Martinez 118-109, Joseph Pasquale 118-109); mosca (mondiale WBC) Julio Cesar Martinez (20-2-0, 15 ko, 50,800 kg) b Ronal Batista (15-3-0, 9 ko, 50,800 kg) kot 11; superleggeri (Intercontinentale WBA) Gabriel Gollaz Valenzuela (27-3-1, 16 ko, 63,500 kg) b Steve Spark (16-3-0, 14 ko, 63,100) SD 10 (96-93, 95-94, 94-95).

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