
I pasticci dell’European Boxing Union, l’associazione che gestisce il pugilato professionistico a livello europeo.
Leggo, sul sito ufficiale dell’Ente, le classifiche aggiornate al 28 febbraio 2021.


Nei pesi mosca trovo Mohammed Obbadi (21-1-0), è il co-sfidante dello spagnolo Angel Moreno.
Nei leggeri, altro titolo vacante in palio tra i co-challanger Mohamed Khalladi (15-8-1) e Gianluca Ceglia.
Sia Khalladi che Obbadi sono indicati con la sigla IT (Italia).
Vado alla situazione titoli (sempre sulla pagina dell’EBU) e scopro che, per magia, sono spariti sia Khalladi che Obbadi. Sembra che entrambi, da tempo residenti nel nostro Paese (il primo proveniente dalla Tunisia l’altro dl Marocco) per la legge non siano ancora italiani. I titoli sono sempre vacanti, ma hanno ciascuno un solo co-sfidante.

Mi sorprende il fatto che l’EBU si sia accorta del fatto solo oggi, quando i due combattono costantemente sul nostro territorio dal 2015. Non capisco perché se ne sia accorta solo dopo avere annunciato ufficialmente entrambi i titoli. Sei anni di attività in Italia, la progressiva scalata delle classifiche, la designazione a co-sfidante, l’ufficializzazione dell’evento e adesso si scopre che non possono combattere perché non sono ancora italiani?

Ma allora, tanto per dire, perché fare tutti i passi precedentemente elencati se non si ha la certezza della nazionalità dei pugili in questione?
Dopo una serie di scivoloni nella gestione arbitrale dei match con titolo in palio e alcuni verdetti imbarazzanti, arriva l’ultima perla della European Boxing Union.
Nota a margine. Obbadi è stato campione EU, ovvero dell’Unione Europea. Per battersi per questo titolo si deve essere in possesso di carta di identità (o passaporto) di uno degli Stati aderenti all’Unione e della licenza concessa dalla Federazione dello stesso Stato. Per provare a conquistare la cintura continentale, si deve invece avere sia la residenza che la nazionalità di uno degli Stati aderenti all’EU.
Piangiamo…