Manuel Charr (31-4-0, 17 ko, 35 anni) è il campione regolare della Wba (Anthony Joshua è il super campione del mondo…).
Negli ultimi otto match è stato sconfitto tre volte, due delle quali per knock out. Non combatte dal novembre del 2017, match disputato contro Alexander Ustinov: uno che all’epoca aveva quasi 41 anni ed era inattivo da diciotto mesi. Un tizio che nonostante fosse a riposo, era riuscito a scalare cinque posizioni nel ranking mondiale: dal numero 7 era infatti passato al numero 2 senza combattere.
Charr in carriera ha affrontato due pugili in classifica ed è stato battuto da entrambi prima del limite. Nelle ultime quattro stagioni ha sostenuto solo tre incontri.
Adesso ha annunciato una difesa del titolo per l’11 aprile a Dubai (sopra il poster del match, che avrebbe dovuto svolgersi nell’autunno dello scorso anno), contro Trevor Bryan (20-0, 14 ko).
“Non so se la WBA approverà il match” aveva detto qualche mese fa.
E perché mai non avrebbe dovuto farlo?
La WBA darebbe il nulla osta anche a un vecchietto di 105 anni…
Bryan, amministrato da Don King, non combatte dall’11 agosto 2018 quando ha conquistato il titolo ad interim WBA (e non ci fermiamo qui, Joe Joyce ha il mondiale Gold della stessa associazione…) contro BJ Flores: 39 anni, due sconfitte negli ultimi cinque incontri, fermo da oltre un anno.
Non conosco Bryan, ma lui deve conoscere molto bene Sandy Antonio Soto. Lo affronta quasi una volta l’anno, lo mette ko e arricchisce il record.
“Se il match dovesse saltare, sfiderò Dillian Whyte in Inghilterra” urla Charr con un eccesso di ottimismo.
Al peggio non c’è mai fine.
La World Boxing Association tra i pesi massimi ha il super campione mondiale, il campione mondiale, il campione mondiale ad interim, il campione mondiale Gold. E non gliene pò fregà de meno se due di loro non combattono da anni. Quelli sono e restano i campioni.
È la boxe bellezza.
