Federer vs Sampras, 2 luglio 2001. Il giorno in cui tutto è cominciato

Roger Federer ha annunciato il ritiro. Ha 41 anni, 24 dei quali vissuti da tennista professionista. Ha vinto 20 Slam, 103 tornei, 1 oro olimpico, 1251 partite, 6 ATP Finals. È stato 1 del mondo per 310 settimane, di cui 237 consecutive. Ho avuto la fortuna di essere lì, quando tutto è cominciato. Così ho raccontato quel giorno a Wimbledon.


Wimbledon, 2 luglio 2001

Roger Federer dice di non sognare mai. Forse è per questo che, subito dopo aver battuto il Mito, si mette a piangere. Teme di essere svegliato. Pete Sampras è lì, dall’altra parte della rete, con i suoi sette titoli, le trentuno vittorie consecutive, i cinquantacinque successi nelle ultime cinquantasei partite giocate nel tempio. È lì con i quei buffi mutandoni bianchi e la lingua penzolante. Sconfitto, battuto da un ragazzo che non ha neppure vent’anni.

C’è un’umidità infernale, il caldo è implacabile procuratore di disagio mentre davanti agli occhi scorrono i fotogrammi di una partita che si gioca solo nel campo dei sogni. Perché solo lì puoi trovare un giovanotto sfrontato che, finalmente limate le esuberanze, butta il re giù dal trono.
È stato Peter Lendgren a smussarne gli spigoli aguzzi. Adesso Roger non spreca energie, non spacca racchette. Ribatte il servizio avversario come un satanasso, gioca un fantastico rovescio a una mano. Non prova alcuna soggezione.
Pistol Pete disputa la migliore partita di Wimbledon, la migliore dell’anno. Ma a trent’anni non si può arrivare a Londra con pochi tornei alle spalle, non si possono fare quasi quattro ore di lotta senza avere la possibilità di riprendere fiato, non si può approdare agli ottavi di finale con il ricordo di tre brutte vittorie nella testa. Anche un fenomeno perde fiducia ed entra in campo sotto pressione. E perde.

È un cambio generazionale. Federer si affaccia nella storia del tennis. E lo fa da protagonista. Roger sa incantare soprattutto con il rovescio, con la capacità di capire un attimo prima cosa fare, con quella straordinaria velocità nella lettura tattica della partita.
Sto vivendo una strana serata. Sento una forte emozione per quello che ho visto sul Centrale, sono contento per un giovane che ha timbrato il cartellino della fama, ma provo un po’ di tristezza per l’Invincibile che esce sconfitto. Lui tranquillizza tutti, non c’è il ritiro dietro l’angolo. Il prossimo anno sarà ancora Wimbledon per vincere.
Pochi metri più in là Roger Federer continua a festeggiare.

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