Oleksandr Usyk ha demolito Daniel Dubois. Uno che negli ultimi tre incontri aveva messo ko Miller, Hrgovic e Joshua.
L’ucraino è sempre stato in controllo del match, ha sistematicamente anticipato ogni azione dell’avversario. Sul ring è stato il padrone delle due unità di misura fondamentali nel pugilato. Tempo e misura. Ha sbagliato davvero poco, sia quando ha colpito di incontro, sia quando è stato lui a portare l’attacco.
Dubois è sembrato intimidito da tanta sicurezza, non ha avuto nè personalità, nè qualità tecniche per provare a giocare le sue carte.
Il gancio è stata l’arma vincente di Usyk. Ha fatto le prove generali nei primi quattro round, poi ha sferrato l’attacco finale.
Un destro ha provocato il primo atterramento, un sinistro ha chiuso il mondiale dopo 1:52 della quinta ripresa.
Un gancio largo, che ha trovato l’inglese con il destro basso e la paura negli occhi.
Oleksandr Usyk è un degno campione del mondo.
Ha 38 anni. E allora?
Trentotto sono solo l’inizio.
Ha detto così e ha chiuso il discorso.
Ottantamila inglesi l’hanno applaudito. Facciamolo anche noi.
Tempo fa ho definito l’ucraino un fuoriclasse e sono stato travolto dalle critiche.
È piccolo per essere un re nei massimi, non ha carisma, con quelli di una volta non avrebbe avuto possibilità.
Fatevene una ragione.
Muhammad Ali, George Foreman e Joe Frazier se ne sono andati via per sempre.
Chi ama la boxe dovrebbe avere profondo rispetto, senza se e senza ma, per Usyk. Perché si deve avere rispetto per numeri, titoli, livello di rendimento alto e costante negli anni.
Usyk da dilettante è stato campione europeo, campione mondiale e campione olimpico (nei quarti delle ultime due manifestazioni ha sconfitto Beterbiev).
Da professionista ha disputato tredici match mondiali tra massimi leggeri (7) e massimi (6). È imbattuto: 24-0 (15 ko). Campione unico dei massimi leggeri prima; campione unico dei massimi adesso.
Ha sconfitto Krzysztof Glowacki, Marco Huck, Mairis Briedis, Murat Gassiev, Tony Bellew, due volte Anthony Joshua, Tyson Fury e Daniel Dubois.
Il suo pugilato è fatto di concretezza, grandi capacità difensive, saggezza in fase offensiva. Ritmo elevato, pressione continua, ottima tecnica. Quando è in difficoltà cerca di limitare i danni in attesa che passi la bufera. Poi riprende, ma non con lo stesso ritmo di prima. Lui alza le frequenze. Ha eccezionale condizione atletica e grande personalità. È costante nel rendimento, capace di attaccare portando sempre a casa dei risultati.
Penso sarebbe partito sfavorito contro i mostri sacri (Ali, Foreman, Frazier). Non so cosa avrebbe fatto contro Mike Tyson, Lennox Lewis ed Evander Holyfield.
Ma di una cosa sono certo.
Olexander Usyk è un fuoriclasse del nostro tempo.


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