L’IBA vuole denunciare il CIO, storia di una guerra (ancora) senza certezze

L’International Boxing Association ha scelto Donald Trump come punto di riferimento. Prima ha spedito una lettera al presidente per perorare il rientro nella gestione dello sport olimpico, poi ha preso al volo la dichiarazione sull’esclusione dei transgender nelle competizioni sportive riservate alle persone di sesso femminile, e ha minacciato di citare in giudizio (in Svizzera e Francia) il Comitato Olimpico Internazionale.
A sostegno della denuncia ha portato i casi di Imane Khelif e Lin Yu-ting. Entrambe squalificate dall’IBA ai Mondiali 2023, entrambe ammesse dal CIO ai Giochi di Parigi 2024.
Scriveva sul suo sito ABC news.
Questa squalifica ha scatenato false voci secondo cui (Imane Kehlif) sarebbe transgender o che le sarebbe stato assegnato il genere maschile alla nascita.”
Scriveva The Athletic/New York Times.
“Khelif è stata definita come donna sul suo certificato di nascita ed è sempre stata identificata come donna sui suoi documenti legali, secondo il CIO. Ha vissuto tutta la sua vita come donna ed è riportata come donna sul suo passaporto, ha detto il portavoce del CIO Mark Adams”.
Dalle parole del presidente dell’IBA sembrerebbe che le due atlete in questione siano transgender. Non lo sono. Non lo dico io, l’ha detto la stessa International Boxing Association nel comunicato del marzo 2023 (quello in cui annunciava la squalifica) usando termini vaghi e nessun elemento concreto che identificasse il presunto dolo.


Le atlete non sono state sottoposte a un esame del testosterone, ma a un test separato e riconosciuto, i cui dettagli rimangono riservati. Questo test ha indicato in modo conclusivo che entrambe le atlete non soddisfacevano i criteri di ammissibilità necessari richiesti ed aveva un vantaggio competitivo rispetto alle altre atlete.”

L’IBA prometteva maggiore chiarezza in una conferenza stampa prima delle semifinali di pugilato. In quell’occasione però i funzionari dicevano ai giornalisti che non potevano rilasciare ulteriori dettagli sui test. Quella conferenza stampa veniva definita “caotica e includente” dalla quasi totalità dei giornalisti presenti.

L’Associazione aveva promesso che avrebbe portato documenti a sostegno della propria tesi. Non l’aveva fatto. Eppure erano bastate quelle accuse vaghe per scatenare un bulllismo mediatico portato avanti da chi non aveva mai visto i risultati dei test e quindi non conosceva i reali valori delle due atlete. Tutti i fustigatori si erano affidati alla loro convinzione di avere la verità in tasca.
Le prove?
“Basta vederla!”
Era la risposta più comune. Quella conferenza si era conclusa con le facce sbalordite dei giornalisti di tutto il mondo che si erano trovati davanti a tante chiacchiere, senza un solo fatto a sostegno dell’accusa sul dolo.
E adesso l’IBA tira in causa ancora una volta Imane Khelif. Basta per dare visibilità internazionale al suo tentativo di reintegro nel ruolo di Federazione Internazionale, sperando sull’eventuale riammissione della boxe a Los Angeles 2028.
L’Internationale Boxing Association è stata sospesa dalla gestione del pugilato olimpico nel 2019, esclusa dalla gestione del torneo di Tokyo 2020, dalle qualificazioni e dalla gestione di Parigi 2024. 
Il CIO, il 22 giugno 2023, ha ritirato all’IBA il riconoscimento di Federazione Internazionale. Evento unico, per la prima volta il Comitato Olimpico Internazionale arrivava a tanto.
La motivazione.
“Per non avere rispettato i continui appelli a un cambiamento della governance, a una chiarezza sulle finanze, a un lavoro più a fondo su arbitri e giudici, a una trasparenza generale.”
In questo momento il pugilato è fuori dal programma ufficiale di LA28. Il suo futuro dipenderà da chi, il 20 marzo ad Atene, sarà eletto nuovo presidente del Comitato Olimpico Internazionale, in sostituzione di Thomas Bach.
La Federazione che potrebbe ambire a organizzare i Giochi è la World Boxing. Nata nel 2022, al momento vanta 72 nazioni aderenti.


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