
Una serie nata per ricordare alcuni compagni di viaggio. Giornalisti, amici. Le storie sono state tutte scritte nel giorno in cui se ne sono andati via per sempre.
Nell’illusione di vivere ancora qualche momento assieme.
Sabato, 17 dicembre 2022
Questo è un pezzo da egoista, scrivo per sfogarmi.
Era un grande Mario Sconcerti, un direttore che a fine mattinata aveva già una precisa idea di cosa avrebbe dovuto essere il suo giornale. Voleva fosse un corpo vivo, non un semplice insieme di fogli di carta. Con il passare delle ore cambiava menabò, scalette, obiettivi. Rimodellava l’intera struttura del quotidiano, la ridipingeva, insultava, si esaltava. Alla fine il prodotto di tanti sforzi diventava (quasi sempre) quello che voleva.
È stato un innovatore, un rivoluzionario, uno che ha vissuto il presente pensando di essere già nel futuro. E pretendeva che tutti condividessero quella visione. Non era facile, credetemi.
Un carro armato, una trottola, un aquilone cosmico (e qui la rubo a Victor Hugo Morales). Non si accontentava mai, voleva scavare, indagare, scoprire. Beati e maledetti i giornalisti che hanno lavorato con lui. Hanno conosciuto il mestiere fino ad amarlo e odiarlo allo stesso tempo. Perché non esistevano zone grigie con Mario, dovevi sempre tornare a casa con il pezzo che ti era stato chiesto.
Scriveva con passione, amava gli eccessi, si affidava alle emozioni. Poi, con il tempo ha cambiato registro. Ma anche quando nei suoi articoli trovavi più tecnica che romanticismo, capivi che quell’articolo non nasceva mai da elucubrazioni cerebrali, ma dal un muscolo più importante della nostra vita. Quello che alla fine l’ha tradito.
Aveva i suoi difetti, a volte esagerava, per il gusto di stupire disegnava paradossi difficili da digerire. Ma era come se si prendesse gioco di sé stesso, perché lui andava sempre a caccia di una sfida, aveva bisogno di un avversario da affrontare. Altri territori narrativi non erano abbastanza intriganti da essere esplorati.
Ha amato la boxe, e per questo mi è subito piaciuto. Ha conosciuto il pugilato quando era bambino. Il papà Adriano faceva il manager, in squadra aveva il grande Sandro Mazzinghi, e questo ai miei occhi gli è valso una laurea con lode senza neppure il bisogno di dare gli esami.
Ma in cima ai suoi pensieri Mario aveva il giornalismo, la lettura (era un divoratori di libri), la scrittura. La boxe era solo un mezzo per fare il mestiere. Se proprio fosse stato costretto a sognare un lavoro legato allo sport, avrebbe scelto il ruolo di allenatore. Nel calcio, ovviamente. Magari nella sua Fiorentina.
Mario Sconcerti è stato un giornalista da Hall of Fame. Non ci sono discussioni. Non lo dico dopo accurati studi, lo dico d’istinto. E mi basta. Ha dato spazio alle donne, quando il mondo del giornalismo sportivo le vedeva con molto scetticismo. Ha aperto la porta a giovani che il mestiere dovevano ancora impararlo, ma che avevano il talento nel cuore.
Ce l’ho fatta. Sono arrivato sino in fondo raccontando emozioni, come lui avrebbe voluto. Non lasciandomi coinvolgere dall’aneddotica che in queste occasioni ti prende alla gola. Non me l’avrebbe perdonato.
Ma non sono riuscito ad allontanarmi dal peccato originale. Ho scritto questo pezzo per non sentirmi solo. Di Mario mi mancano anche gli eccessi dei giorni tormentati, quelli in cui non discutere animatamente con lui era davvero impossibile. Mi ha insegnato a vedere il tutto e raccontare il particolare. E questo solo un fuoriclasse poteva farlo.
Chiudo prima di lasciarmi avvolgere dalla vena retorica che sento avvicinarsi. Glielo devo, lo devo anche a me stesso.
Perché, l’ho confessato all’inizio, questo è un pezzo da egoista, serviva per sfogarmi.
- Teodoro Teo Betti (25 agosto 2024).
- Roberto Perrone (1 settembre 2024)
- Mario Sconcerti (8 settembre 2024)
Prossima puntata 15 settembre 2024

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