L’IBA, espulsa e sconfitta in tribunale, continua la guerra al CIO

Thomas Bach, presidente del CIO. Umar Kremlev, presidente dell’IBA

La lotta tra il Comitato Olimpico Internazionale e l’International Boxing Association continua, anche se l’Associazione ha perso il riconoscimento di Federazione Internazionale e la gestione dei tornei olimpici. Anzi, si incattivisce.
Credo sia necessario un veloce riepilogo delle puntate precedenti di una vicenda che è arrivata per due volte davanti al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, che in entrambe le occasioni ha dato ragione al CIO.
Il presidente dell’International Boxing Association è il russo Umar Kremlev. Lo sponsor principale è la Gazprom, multinazionale russa con sede a Mosca. L’azienda gestisce produzione, stoccaggio, lavorazione e vendita del gas nel mondo. La società è controllata dal Governo della Federazione Russa. 
L’entità economica del primo contratto biennale di sponsorizzazione (2021 e 2022) era sconosciuta anche al Comitato Olimpico Internazionale, a cui l’IBA aveva negato la possibilità di esaminare i documenti che la legavano alla Gazprom, anche nel caso in cui il CIO avesse accettato di firmare un accordo di non divulgazione.
“La dipendenza della Federazione Internazionale da una società statale può aumentare preoccupazioni circa la potenziale situazione di conflitto di interessi e di autonomia”.
Il contratto è stato rinnovato per altri due anni (scadrà il prossimo dicembre) sembra per la cifra di 50 milioni di dollari. Il presidente Kremlev ha ottenuto (per acclamazione) l’autorizzazione a procedere dai delegati convenuti al Global Forum dell’IBA ad Abu Dhabi il 14 dicembre 2022. 
“Il CIO non ha il diritto di imporci come vivere.”
La Russia, assieme alla Bielorussia, è stata esclusa dall’Olimpiade francese. Il CIO ha imposto numerose restrizioni alla sua partecipazione per via dell’invasione dell’Ucraina. Niente sport di squadra, solo sport individuali e atleti neutrali. Niente bandiera, divise e inno nazionale. Sono stati ammessi solo quelli che hanno dichiarato apertamente di non sostenere la guerra iniziata dalla Russia e appoggiata dalla Bielorussia. Non sono stati ammessi atleti appartenenti a corpi militari.
Contravvenendo alle disposizioni del Comitato Olimpico Internazionale, l’IBA ha fatto partecipare Russia e Bielorussia alle sue competizioni con divise, inno e bandiera.
È chiaro che l’Olimpiade di Parigi ’24 è il migliore terreno di scontro politico, prima che sportivo. Il caso aperto dalla riammissione di due donne pugili (Imane Khelif e Yu Ting-Lin), squalificate dall’IBA e dichiarate idonee dal CIO, è stato individuato come il punto adatto per esercitare pressione.
L’IBA, a cui il CIO ha negato lo scorso anno il riconoscimento di Federazione Internazionale e da due edizioni dei Giochi le ha vietato di gestire il torneo olimpico, ha cavalcato l’onda. Non subito, ma dopo che i giornali (inglesi per primi, italiani poi) hanno reso popolare la vicenda.
Il premio di 100.000 dollari offerto ad Angela Carini (cinquantamila sarebbero stati divisi tra Federazione e maestro) è sembrato una sorta di mela avvelenata. Lanciata dall’altra parte del muro sperando che qualcuno la addentasse. È andata male.
Ma l’attacco continua.
L’IBA  ha annunciato una conferenza stampa rivelatrice sui “casi Imane Khelif e Yu Ting-Lin” per domani, 5 agosto.

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