Pronti, via. Subito polemiche, accuse e insulti sui social

Era solo la prima giornata e il peggio è già venuto fuori. E non mi riferisco alla doppia ammonizione a inizio secondo round per trattenute (nello spazio di pochi secondi) di Sirine Charaabi, né al verdetto in favore di Aykutsun contro Salvatore Cavallaro. Ma alla reazioni di molte persone che seguono sui “social media” il pugilato.
“Cavallaro non ha mai fatto niente in carriera”.
“Sirine Charaabi è crollata dopo un round, sbagliata la preparazione, tecnici incompetenti”.
“I pugili portati a Parigi sono scarsi”.
“Alle Olimpiadi si va solo per vincere”.
“Cavallaro ha perso tutte e tre le riprese”.
“Gli allenatori italiani non hanno salutato il turco a fine match, vanno radiati”.
Andiamo con ordine.
L’Italia non ha portato una squadra così ampia ai Giochi per propria scelta. Si sono tutti e otto meritati la partecipazione. Hanno conquistato il pass nei tornei di qualificazione o per migliore classifica. Quindi, sono a Parigi ’24 per meriti acquisiti sul ring, non per grazia ricevuta.
Salvatore Cavallaro è il numero 1 nella classifica mondiale dei pesi medi (75 kg). Ma questa categoria non fa parte del programma olimpico. Pensare di calare quattro chili e combattere a 71 (questo il peso limite dei medi ai Giochi) era una follia, è salito nei mediomassimi a 80 kg. In carriera ha vinto un bronzo ai Mondiali del 2021 (dove è stato battuto ai punti in semifinale dal campione del mondo, il cubano Yoel Hernandez), tre bronzi ai campionati europei, un argento e un bronzo ai Giochi europei. Dire che non ha mai fatto niente in carriera è un falso storico enunciato per ignoranza (nel senso di ignorare i risultati acquisiti dal siciliano) o cattiva fede. Scegliete voi.
È vero, Sirine Charaabi è crollata dopo una ripresa. Colpa di un infortunio subito in allenamento, infortunio che non le ha permesso di essere in piena forma fisica nel torneo più importante. Non è una scusa, è la constatazione della realtà.
Chiunque salga sul ring in un’edizione dei Giochi Olimpici sogna di vincere. Sogna. La realtà dice che vince uno solo per categoria, e solo altri tre salgono sul podio. Se fosse vera la tesi espressa da alcuni, il tabellone di ogni categoria dovrebbe essere composto da quattro elementi.
Chiudo con il match di Salvatore Cavallaro, quello che ha suscitato le reazioni più forti.
Scrivo (ovviamente) il mio punto di vista, non pretendo sia la realtà. Ribadisco quanto scritto in cronaca diretta. L’azzurro ha fatto un brutto incontro, spesso fuori tempo e misura. È mancato quando doveva chiudere l’avversario, nella fase di attacco è stato impreciso. Ma aveva vinto. Prima (di un soffio) e terza sue, seconda al turco. Il totale è 29-28 per lui.
Ha sbagliato nella reazione al verdetto. Prendersela con l’arbitro, applaudire ironicamente i giudici, prendere a calci le corde del ring è un atteggiamento condannabile, soprattutto se si indossa la maglia azzurra. È vero, dopo tanti sacrifici, dopo dolore e sofferenza in preparazione, vedersi sfuggire di mano un risultato che eri convinto ti appartenesse, può provocare una reazione di quel tipo. Ma questo non toglie che sia sbagliata.
Infine, e qui non ci sono attenuanti, va condannato l’atteggiamento dell’angolo azzurro che si è rifiutato di stringere la mano al turco vincitore. I maestri dovrebbero gestire le emozioni meglio del proprio pugile.

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