
Nessun arbitro/giudice italiano sarà presente nel torneo di pugilato a Parigi 2024.
Ancora una volta, dopo Tokyo 2020, non sono stati selezionati né giudici né arbitri del nostro Paese.
Il metodo con cui il CIO è arrivato alla designazione della squadra è avvolto nel più totale mistero. Si dice che la Task Force del Comitato Olimpico Internazionale abbia stilato delle valutazioni nel corso delle qualificazioni. Successivamente avrebbe sorteggiato i nomi dei prescelti.
Si dice, nel senso che non si hanno certezze sul tema. Non è mai stata notificata (neppure agli addetti ai lavori) né la classifica di merito, né quella dei sorteggi.
In Giappone era stato usato lo stesso sistema. Al termine di valutazione e sorteggio erano stati scelti due rappresentanti per Mongolia, Argentina, Marocco, Stati Uniti, Australia, Cuba, Kazakhistan, Algeria. E poi ufficiali di gara dal Perù, Sri Lanka, Tajikistan, Indonesia e altri ancora. Per un totale di trentasei. Senza un italiano.
Molti dei designati non avevano avuto tante occasioni per esercitarsi in tornei internazionali e, paradossalmente, sembra sia stato proprio questo uno dei principali motivi per cui il CIO li aveva inseriti nella cosiddetta long list da cui erano poi stati estratti i trentasei nomi.
I risultati? Disastrosi.
A forza di allontanare ufficiali di gara, si finisce con l’utilizzare giudici sempre meno all’altezza del compito assegnatogli. Prima i sospesi, poi gli amici dei sospesi, poi quelli segnalati nel rapporto McLaren, poi quelli che prendono il caffè amaro, poi quelli che mangiano sciapo. Si finirà per fare giudicare i match di pugilato a chi di boxe ne ha vista davvero poca.
Ma forse è già accaduto e non me ne sono accorto…
Tutto è cominciato a Rio 2016, quando l’AIBA aveva di fatto impedito ai 36 ufficiali di gara di lavorare nei suoi successivi tornei. Senza dare motivazioni, senza emettere provvedimenti ufficiali.
Da quel momento in poi sono state ingaggiate le terze scelte. E ne sono scaturiti criteri di valutazione imbarazzanti. Ne cito pochi, rendono l’idea. Anche otto punti di differenza tra due cartellini. Ricordo che le riprese sono tre e per dare un 10-8 la discriminante è il chiaro dominio, scaturito dalla grande differenza nel numero di colpi di qualità segnati.
C’è stato un giudice che si è trovato cinque volte da solo nel verdetto finale di 4-1. Ce ne è stato un altro che è stato sospeso a torneo in corso per un assurdo rsc (kot) decretato senza alcun motivo. Verdetti sballati, errori ripetuti dagli stessi soggetti che hanno comunque continuato a giudicare, interpretazioni diametralmente opposte. E via di questo passo.
In questo sconcertante contesto il CIO non ha trovato posto per un italiano nell’Olimpiade francese. Siamo così scarsi? Non contiamo nulla a livello internazionale?
Enrico Apa a Pechino 2008, Albino Foti a Londra 2012, Enrico Licini a Rio de Janeiro 2016 sono gli ultimi tre nostri arbitri ad essere saliti sul ring dei Giochi. A Los Angeles, al momento, la boxe non è in programma. Che brutto finale.
Prepariamoci a un’Olimpiade di verdetti misteriosi, difficili da interpretare, comunque lontani dall’essenza del pugilato.
E stavolta non è nè l’IBA (ex AIBA) a gestire i Giochi, ma direttamente il CIO.

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