
Pietro Rossetti (18-1-0, 8 ko) il 28 ottobre sarà a Monaco per sfidare Karen Chukhadzhian (22-2-0, 12 ko). In palio il titolo Internazionale IBF dei pesi welter. L’ucraino, che si è anche battuto per la corona ad interim dell’International Boxing Federation, perdendo ai punti contro Jeron Ennis (29-0), è residente in Germania e potrà godere sull’appoggio del pubblico.

Organizza la P2M di Christian Morales.
Rossetti si allena in una palestra romana, la Team Boxe XI alla Montagnola con Italo Mattioli e Gigi Ascani (i tre nella foto in alto). L’aversario è buono, sa adattarsi al pugile che ha davanti. Ma non riesce ad esprimersi al meglio contro un rivale aggressivo, dai pugni pesanti.
Ripropongo un articolo scritto tempo fa dopo una lunga chiacchierata con il fighter romano.

Pietro sogna. E quando sogni, non puoi certo importi dei limiti. Per questo si chiamano sogni.
Pietro The Butcher Rossetti fa il pugile, è il campione dell’Unione Europea dei pesi welter. Ma lui guarda più avanti, passo dopo passo, con ambizione.
“Magari arriva un europeo, un 10 round contro un giovane americano in ascesa, una sfida a Las Vegas o al Madison Square Garden senza titolo in palio. Insomma, voglio sentirmi al centro del mondo, segnare il tempo in cui vivo, scrivere pagine importanti”.
Ha vinto la cintura, al suo esordio all’estero, con uno spettacolare ko che l’ha fatto addirittura piangere di felicità. È andato a prendersi la corona a Montpellier, in Francia, contro Mohamed Kani, il campione che boxava sotto casa. Il romano ha giustamente esultato, di italiani che vincono fuori dall’Italia ce ne sono pochi in giro.
Ha fatto le sue esperienze, ha pagato gli errori. Come quello del 30 luglio 2020, quando ha perso contro Luigi Alfano, imbattuto al quarto match. È l’unica sconfitta di Pietro contro diciotto vittorie, più della metà prima del limite.
Ha deciso presto di fare il pugile. Ha pensato che avrebbe fatto piacere al papà, Sergio, che lo spronava anche nei giorni in cui il ragazzo giocava a calcio con la Fortitudo. Su quel campo, a piazza Epiro, ha interpretato tutti i ruoli. Centrocampista, esterno, difensore centrale, addirittura libero come si diceva una volta. Anche Giacomo, il fratello, è suo tifoso. Anche la mamma è spesso presente in platea quando combatte. La famiglia gli sta vicino, sempre.
In quel supermercato lavorava come macellaio. Da qui il soprannome, The Butcher. Adesso sta provando a vivere di pugilato. Da noi è un po’ come alzarsi una mattina e dire: oggi voglio scalare l’Everest. Non basta diventare campione italiano, né conquistare il titolo dell’Unione Europea. Pietro lo sa, ma è determinato. Vuole provarci.
“In Italia fare il pugile è un lusso. Puoi pensare di vivere con le borse che guadagni, ma devi prima vincere un europeo e poi difenderlo. Sicuramente all’estero, perché è lì che ti danno il giusto compenso. Magari, pensano, lo portiamo qui e vinciamo facile. E invece trovano la sorpresa. Consolidata la posizione, puoi poi tornare in Italia e sperare in compensi adeguati. Non credo di essere un illuso, sono uno che ci crede. Farò di tutto per realizzare quelli che al momento sono solo dei sogni”.

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