
Aziz Abbes Mouiidine (foto FPI) domina.
È un match a senso unico. Il 22enne polacco Matensz Bereznicki poco poteva e poco ha potuto contro un pugile del livello nettamente superiore, quale è il peso massimo italiano.
Aziz vince e completa il poker azzurro per Parigi ’24. Ha conquistato il pass con merito, senza mai soffrire nel torneo di qualificazione.
In finale troverà la grande speranza irlandese, il 20enne Jake Marley che ha superato l’esperto Enmanuel Reyes Pla, cubano naturalizzato spagnolo che sembra avere da tempo dato il meglio di sé.
Bravo Mouhiidine.
A fine match è andato verso la telecamera e ha rilasciato una commovente dedica.
“Papà, andiamo a Parigi”.
Poi si è inginocchiato al centro del ring e ha ringraziato chi l’ha aiutato a raggiungere questo risultato.
“Il mio sogno è andare all’Olimpiade. Era anche il sogno di papà. Ora che lui è lassù a guardarmi, farò di tutto per realizzarlo” ha detto alla mamma qualche tempo fa.
Il papà si chiamava Abdellah Marco Mouhiidine, era arrivato in Italia dal Marocco per completare gli studi di ingegneria. Aveva conosciuto Emma (Vitaglione), si erano sposati, era diventato responsabile di una serie di cantieri.
Se ne è andato via troppo presto, ma è sempre presente nel cuore di Aziz.
Mouhiidine ha tecnica, fisico e capacità tattiche per andare sino in fondo anche in terra di Francia. È la nostra punta, lo sto ripetendo sino alla nausea.
Fossi un censore direi che deve ripulire il suo personaggio, levargli il barocco che toglie spazio alla sua boxe limitandone l’efficacia. Ma non è il caso di farlo adesso, in maniera seria e analitica, dopo la conquista della finale e del pass olimpico.
Ha vinto e ha fatto una bella dedica alla fine.
Tutto perfetto.
Io però, gli anziani hanno le loro fisime (fissazione, oppure capriccio, desiderio o aspirazione stravagante, dal vocabolario Treccani) sono ancora qui a chiedermi che necessità ci sia di boxare a mani basse, fare il doppio passo cha sa di falso, il balletto a presa in giro, l’esultanza davanti a un verdetto ultra scontato, il passo felpato del giaguaro in avvicinamento, le mossette varie, il moonwalk alla Michael Jackson, l’alzata di mano per ogni colpo andato a segno.
E mi fermo qui.
Chi vince ha ragione.
Chi guarda ha diritto di esprimere la propria opinione.
Alla prossima.

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