Schiavi dell’inglese

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Siamo in Italia, sarebbe quindi opportuno che ci esprimessimo in una lingua che tanto brutta poi non è. Mi sembrerebbe cosa buona e giusta restare nei nostri confini sfruttando un idioma che offre mille modi per raccontarsi e raccontare. Sarebbe bello manifestare rispetto per una cultura millenaria e ricca di geni che il mondo intero ci invidia. Mi sembrebbe giusto soprattutto all’interno di quegli Enti che percepiscono denaro statale, cioè pubblico, cioè nostro, cioè degli italiani.

Apro invece la pagina del sito della Fpi e mi sembra di essere piombato all’interno di “Un americano a Roma”, uno dei film di maggior successo di Alberto Sordi.

Elvy, papi, mami.

Polizia der Kansas City… orait orait… awanagana

Ma che state a dì?

Cominciamo il nostro giro.

Be your choice in alto, e come se non bastasse Made in boxe sotto, sono le prime scritte che appaiono all’indirizzo http://www.fpi.it. Per fortuna che in mezzo c’è scritto Federazione Pugilistica Italiana, altrimenti avrei pensato di avere sbagliato a picchiare sulla tastiera.

Il dubbio è aumentato andando avanti nell’esplorazione.

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Skip intro.

Qui ci sarebbe stato bene anche Right to be light, traduzione maccheronica del romanesco “giusto pe’ essè chiari” (avviso ai lettori, è su questo doppio filo “americano de noantri/romanesco” che continuerò a raccontare la nostra storia)

Proseguo.

Fpi News.

Perché?

What I tell you for? “Ma che te lo dico a fà?”.

Ma lo fate apposta o vi viene spontaneo?

Aritake yourself. Aripijateve.

Le notizie poi, perché quando si dice news di questo si parla, seguono lo stesso filone.

Apre “Ita Youth maschile: 18 boxer per il primo raduno del 24

Era così difficile mettere pugili al posto di boxer? Anche perché io potrei pensare che il riferimento sia ai membri della società segreta cinese contro gli stranieri, oppure a un cane.

91 Italian Elite Boxing Champs/Galliate 2013 final days

But of what, ma de che?

Tanto per cominciare sarebbe stato meglio scrivere Novantunesimi anziché 91. E poi champs non può stare per campionati. Al massimo può significare masticazione rumorosa come sostantivo o mordere, masticare rumorosamente, sgranocchiare come verbo.

Per annunciare agli affiliati l’idea di una competizione nazionale a squadre dilettanti, la Fpi ha avuto la bella idea di chiamarla Talent League of Boxing. E, temendo di non essere capita, quando si è vista costretta a usare l’italiano ha subito chiarito le cose nella lingua madre: “un campionato a squadre (team)….”

Abiurare la lingua italiana per un inglese da combattimento è un male diffuso nel nostro Paese. Passeggio per un quartiere popolare e vedo sulla saracinesca chiusa di un panettiere la scritta work in progress (stamo a lavorà), sulla porta di un barbiere leggo push (spigni), sulla vetrina d una vecchia trattoria closed (semo chiusi). CI si sente alla moda solo perché si copia qualche parola nella lingua che si pensa ci possa rendere universali. E invece ci rende sempre più schiavi di una colonizzazione che si espande a macchia d’olio.

Parlare più lingue ci apre le porte del mondo, ci consente di essere costantemente aggiornati e in contatto con il resto del pianeta. Ma resta il fatto che chi si vergogna della propria lingua commette un peccato imperdonabile.

Triste e sconsolato, mi adeguo all’idioma della Federazione Pugilistica Italiana (chissà perché ancora conserva questa denominazione…) e concludo.

I live in a beautiful sister tower, I don’t known if I explain myself! The Aiba bounces me off! But when too many cocks are singing, nevere becomes morning.

Vivo a Tor Bella Monaca, nun so si me spiego. L’Aiba me rimbalza. Ma quanno ce sò troppi galli a cantà nun se fà mai giorno.

A risentirci caro federale, e non dimenticare: speak the way you eat. Parla come magni.


3 risposte a “Schiavi dell’inglese”

  1. Avatar leades
    leades

    Impeccabile

  2. Avatar leades
    leades

    Cedendo al francese mi permetto un commento bis , franco-romanesco
    Chapeau! (Me scappello…)

  3. Grazie di esistere!!!!!

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